Bottino (presidente Urbat) “Salviamo i Consorzi”

FIRENZE – “Assistiamo non senza stupore alla direzione che ha preso, sulla stampa, il dibattito in merito alla proposta del Governo coinvolgere anche i Consorzi di Bonifica nel cosiddetto Sforbicia Italia – spiega Marco Bottino, presidente dell’Urbat, l’Unione regionale per le bonifiche, l’irrigazione e l’ambiente della Toscana – Con stupore perché il dibattito ignora una […]

FIRENZE – “Assistiamo non senza stupore alla direzione che ha preso, sulla stampa, il dibattito in merito alla proposta del Governo coinvolgere anche i Consorzi di Bonifica nel cosiddetto Sforbicia Italia – spiega Marco Bottino, presidente dell’Urbat, l’Unione regionale per le bonifiche, l’irrigazione e l’ambiente della Toscana – Con stupore perché il dibattito ignora una serie di elementi fondamentali. Prima di tutto, i Consorzi di Bonifica non possono essere considerati parte della pubblica amministrazione, in quanto non pesano sulle casse dello Stato. Ciò in ragione dell’autonomia finanziaria e dell’autogoverno dei consorziati, cui fanno capo le spese di funzionamento e di gestione delle opere pubbliche, finalizzate alla riduzione del rischio idraulico e alla mitigazione del dissesto idrogeologico oltre alla razionale utilizzazione dell’acqua irrigua”.  I Consorzi sono soggetti privati con funzione pubblica, sottolinea Bottino che difende i Consorzi e i lavoratori di queste strutture. “L’abolizione dei Consorzi porterebbe a trasformare in dipendenti pubblici migliaia di persone che attualmente non lo sono in tutta Italia – dice Bottino – Diverso e corretto è invece pensare a una razionalizzazione dove effettivamente i Consorzi non funzionano. Un processo che è già avvenuto nella nostra Regione”. L’esempio di Bottino è quello della legge approvata dalla Regione Toscana che ha tagliato gli enti della bonifica passati da 26 di cui 13 Consorzi a 6 e ad essi sono state attribuite quasi tutte le funzioni in materia di difesa del suolo e irrigazione. “La riduzione a sei dei Consorzi di Bonifica e la loro riorganizzazione ha permesso di razionalizzare costi e funzioni – prosegue Bottino – attualmente il 78% del personale è rappresentato da tecnici e operai e appena lo 0,46% dei costi va invece agli organi dell’ente (compresi revisori e stima gettoni e rimborsi). Interrompere il percorso virtuoso per consegnare al pubblico queste delicate funzioni significherebbe mettere in ulteriore difficoltà una regione come la Toscana così provata dal dissesto idrogeologico”.