Cadaveri nelle valigie: si cercano altri resti. E intanto spunta una pista

FIRENZE – Non si trovano al momento i resti mancanti dei cadaveri chiusi in tre valigie ritrovate nei campi fra il carcere di Sollicciano e la Firenze-Pisa-Livorno. Dagli ultimi accertamenti sembra che il busto e la gamba ritrovati nella prima valigia appartengano a un uomo, mentre nella seconda apparterrebbero a una donna. A una donna appartiene […]

FIRENZE – Non si trovano al momento i resti mancanti dei cadaveri chiusi in tre valigie ritrovate nei campi fra il carcere di Sollicciano e la Firenze-Pisa-Livorno. Dagli ultimi accertamenti sembra che il busto e la gamba ritrovati nella prima valigia appartengano a un uomo, mentre nella seconda apparterrebbero a una donna. A una donna appartiene anche il tronco nella terza valigia. I resti parziali della donna dovrebbero essere sottoposti a breve ad autopsia, mentre l’esame sul corpo maschile smembrato ha riscontrato un tatuaggio parziale. I Carabinieri, con l’ausilio dei cani molecolari, hanno proseguito le ricerche anche nel pomeriggio. Intanto la trasmissione “Chi l’ha visto” sta lavorando su una pista per l’identificazione: si potrebbe trattare di una coppia di coniugi albanesi, Shpetim e Teuta Pasho, scomparsi da Scandicci nel 2015. I due sarebbero venuti in Italia per trovare il figlio, detenuto a Sollicciano per traffico di droga. Arrivati all’inizio di ottobre, trascorsero un mese in Toscana. Il 2 novembre l’altra figlia ricevette una misteriosa telefonata dalla madre, da un numero anonimo, e da allora non ebbe più nessuna notizia dei genitori. Proprio la figlia si rivolse alla redazione del programma televisivo.

Intanto, emergono altri particolari: i cadaveri sarebbero stati recisi con tagli netti e messi dentro le valigie (se ne cerca una quarta) poco dopo la morte. Queste sarebbero state gettate verosimilmente da un’auto o da un camion che percorreva la Fi-Pi-Li a bassa velocità. La terra ricopriva le valigie e in alcune di esse erano anche penetrate delle radici. Ciò farebbe pensare che fossero lì da tempo, ma non più di due anni. Questa è infatti la data a cui risale l’ultima pulitura dell’area da parte del proprietario. Questo però non esclude che gli omicidi siano avvenuti precedentemente.