Calenzano: una visione futura nata dall’incontro alla Fogliaia

CALENZANO – “Da residenti, diventare abitanti: abitare sta a indicare un legame più forte del semplice risiedere, vale a dire il percepire come proprio il luogo dove viviamo e prendersene cura. È ormai maturo, diffuso il bisogno di un percorso di riappropriazione del territorio da parte di chi lo abita, per conoscerlo a fondo, proteggerlo, […]

CALENZANO – “Da residenti, diventare abitanti: abitare sta a indicare un legame più forte del semplice risiedere, vale a dire il percepire come proprio il luogo dove viviamo e prendersene cura. È ormai maturo, diffuso il bisogno di un percorso di riappropriazione del territorio da parte di chi lo abita, per conoscerlo a fondo, proteggerlo, valorizzarlo”. E’ quanto emerso dall’incontro che si è tenuto al circolo Arci La Fogliaia il 7 maggio promosso da associazioni e circoli locali. Un territorio “da riqualificare con un progetto di città paesaggio, che partendo dall’arresto del consumo di suolo, punti a superare le attuali contraddizioni e a ricucire in un unico ecosistema pianura e collina, città e campagna, con un progetto di ricostruzione ecologica che inglobi e armonizzi nel contesto ambientale i luoghi di vita, le funzioni, le attività quotidiana e converta relazioni e mobilità all’insegna della sostenibilità”. E anche il territorio rurale rischia di scomparire. “L’abbandono dei territori collinari, – si legge in una nota – con l’inarrestabile avanzata del bosco e il crollo dei muri a secco, ma anche il progressivo affermarsi della monocultura ad olivo, rischia di stravolgere definitivamente un paesaggio costruito e mantenuto nei secoli con il paziente e costante lavoro dell’uomo. Va sempre più incoraggiata e sostenuta un’agricoltura orientata alla sostenibilità ambientale, che può svolgere un ruolo insostituibile nella produzione di cibo sano e genuino, nella tutela della biodiversità, dell’assetto idrogeologico e nella difesa del nostro prezioso paesaggio”.

Un ruolo importante “può essere svolto dalle fattorie storiche, ampliandone e valorizzandone le produzioni di qualità e anche le potenzialità di accoglienza per convegnistica e per una nuova frequentazione sostenibile del nostro territorio, per una nuova fase di ripopolamento delle campagne, anche facendo leva su un patrimonio immobiliare che altrimenti rischia di andare irrimediabilmente perduto”.