“Calenziani”: Elda, “Bobo” e la sua storia d’amore

CALENZANO – I “Calenziani” non si fermano, ormai sono parte di noi. Lo dimostrano le storie che, settimana dopo settimana ci raccontano e che noi raccontiamo tramite Piananotizie. Con tante visualizzazioni sia sulla nostra home page che sulla pagina Facebook di Piananotizie. Questa domenica è la volta di Elda Risaliti, pratese, e del suo Bobo. […]

CALENZANO – I “Calenziani” non si fermano, ormai sono parte di noi. Lo dimostrano le storie che, settimana dopo settimana ci raccontano e che noi raccontiamo tramite Piananotizie. Con tante visualizzazioni sia sulla nostra home page che sulla pagina Facebook di Piananotizie. Questa domenica è la volta di Elda Risaliti, pratese, e del suo Bobo. Una vera e propria “Calenziana”. I “Calenziani”, infatti, sono i marziani di Calenzano. Persone che attraversano la città, la usano e ne vivono di volta in volta frammenti diversi (non meno residenti dei residenti). È a partire dal loro sguardo esterno, vagamente ignoto, tangenziale e dall’incontro con quello dei cittadini, che si genera un racconto corale, inedito e strettamente attuale del territorio. Quello che ne scaturirà sarà un album collettivo, con le storie (esperienze, racconti, e tanto altro ancora) delle persone e le immagini provenienti da quello che è oggi un vero e proprio diario personale: il telefono cellulare.

Calenzano, ottobre 2017. Il momento della partenza per la Calabria, con Bobo che deve salire in macchina… L’ho chiamato Bobo come l’ultimo dei comunisti. Scendo in Calabria due-tre volte l’anno perché con i soldi della liquidazione mi sono comprata una casina a Scalea, molto bellina, si vede il mare dal terrazzo. Ci mettiamo 7 ore e mezzo di viaggio, ma Bobo sta buono.

Mi chiamo Elda Risaliti. Sono nata a Prato il 3 ottobre 1946, esattamente sulla strada che dal centro porta alla Pietà. A 24 anni mi sono sposata con Renato, un ragazzo tanto buono e bravo. Lui era nei marxisti-leninisti, io invece ero un’oca perfetta. I marxisti non mi piacevano proprio. Sono sempre stata molto vicina alla terra e alla natura e quindi, anche se ero oca, certe cose a livello fisico le sentivo, capivo che loro non avevano l’armonia giusta. Ci siamo sposati in comune perché io non sono mai stata credente. Mia mamma, che era credentissima, mi disse: “se ti sposi in comune io non vengo”, e io le risposi: “mamma, non c’ero nemmeno io al tuo matrimonio, quindi siamo pari”. E non venne. Con Renato abbiamo passato insieme il ’68, le rivoluzioni, gli scioperi, i picchetti. Io ho fatto anche parte del collettivo femminista, ho partecipato alle prime battaglie sull’aborto e sul divorzio. Ma piano piano mio marito cominciava, da bravo maschietto, a restare indietro perché voleva la donna emancipata, però con calma. A casa quindi cominciavo a leticare, letica oggi, letica domani, dopo sette anni di matrimonio dissi: “basta, non ce la fo più, ci si separa”. Poi non mi sono più risposata: adesso io abito a Prato e il mio uomo, Andrea, a Calenzano; sono 45 anni che stiamo insieme, però ognuno per conto suo e si sta molto, ma molto bene.

I “Calenziani” sono i protagonisti di un progetto pubblico ideato da Matteo Balduzzi e Stefano Laffi, promosso dal Teatro delle Donne e dal Comune di Calenzano, che ha come media partner Piananotizie e Sesto Tv.
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