“Calenziani”: Rosa Anna, da Arzano a Calenzano, che è la sua seconda casa e che “si sta facendo proprio bella”

CALENZANO – Continuano, settimana dopo settimana, le storie dei “Calenziani”. Storie che fin dall’inizio hanno appassionato e interessato i lettori di Piananotizie, sia sulla nostra home page che sulla pagina Facebook. Oggi è la vigilia di Natale, quelli che stiamo per vivere sono giorni di speranza e di gioia. Ci piace in modo particolare quindi […]

CALENZANO – Continuano, settimana dopo settimana, le storie dei “Calenziani”. Storie che fin dall’inizio hanno appassionato e interessato i lettori di Piananotizie, sia sulla nostra home page che sulla pagina Facebook. Oggi è la vigilia di Natale, quelli che stiamo per vivere sono giorni di speranza e di gioia. Ci piace in modo particolare quindi raccontare la storia di Rosa Anna, che grazie alla casa trovata a Calenzano si è avvicinata al luogo di lavoro. Anche lei una “Calenziana” doc, proprio come i marziani di Calenzano. Persone che attraversano la città, la usano e ne vivono di volta in volta frammenti diversi (non meno residenti dei residenti). E’ a partire dal loro sguardo esterno, vagamente ignoto, tangenziale e dall’incontro con quello dei cittadini, che si genera un racconto corale, inedito e strettamente attuale del territorio. Quello che ne scaturirà sarà un album collettivo, con le storie (esperienze, racconti, e tanto altro ancora) delle persone e le immagini provenienti da quello che è oggi un vero e proprio diario personale: il telefono cellulare.

Riccione, aprile 2016. Classic è un after. L’altro braccialetto è del Cocoricò. Prima si va al Cocoricò e poi si fa l’after il giorno dopo: si va lì verso le 7 del mattino e ci si sta fino a mezzanotte. Sono due giorni pieni, si balla e si mangia.

Mi chiamo Rosa Anna Spiezia, ho 36 anni, sono Sagittario. Abito di fronte all’American Diner con un altro ragazzo, Antonio, che lavora al Carrefour. Sono nata a Napoli, ad Arzano. Ho fatto fino alla terza media, ma già da piccolina ho sempre lavorato perché stavo in un posto che non è malfamato, però già da bambini si lavorava. E’ una cosa comune. Poi a 14 anni sono andata a lavorare in una fabbrica. Era una fabbrica di scarpe, facevo lo stesso lavoro che faccio ora: la scarnitura. Il mio primo stipendio: un milione e mezzo. Quando sono tornata a casa, mia mamma ha visto la busta paga e mi ha detto: “Ma non è che questo si è imbrogliato?”. Con il mio titolare siamo rimasti in amicizia, abbiamo fatto anche una cena qualche anno fa, eravamo quasi 150 operai. Quando avevo 23 anni la fabbrica si è bruciata per un corto circuito e io ho fatto due anni di cassa integrazione e due anni di mobilità. Un giorno la mia amica Katia, che lavorava a Firenze, mi chiama e mi dice: “Vieni a fare un giro qui, così magari trovi un po’ di lavoro”. In una settimana ho trovato lavoro in una mensa scolastica e anche una stanza a Borgo Ognissanti. Grazie a un’agenzia che mi chiamò per fare un colloquio, ho conosciuto la mia fabbrica. E’ così che sono venuta a Calenzano. Per andare a fare questo colloquio mi ero messa la giacca di pelle, tutta elegante, capelli e sopracciglia fatte. Cinzia, la titolare, mi disse: “Veramente tu hai tutti questi anni di lavoro?”, “Sì, veramente”, “Allora scendiamo giù e fai una prova”. Io mi guardavo intorno e pensavo solo a com’ero vestita. Sono scesa alle 10 e ho fatto pure lo straordinario. E’ una fabbrica che fa pelletteria, portafogli. Ormai sono circa tre anni che sono lì, siamo 45 operai. Un giorno Cinzia mi ha detto: “Rosa ti devi trovare una casa a Calenzano, così ti avvicini al lavoro”, e così ho trovato casa qui. Quando esco il fine settimana vado a ballare, mi diverto, vado a cena fuori, cose così. Calenzano si sta facendo proprio bella perché c’è l’American Diner, il giapponese, la birreria enorme, i cinesi che hanno tutto, c’è il bar all’angolo che vende le sigarette e ogni mercoledì sta aperto fino a mezzanotte, e poi c’è il Penny che è aperto tutti i giorni, anche la domenica.

I “Calenziani” sono i protagonisti di un progetto pubblico ideato da Matteo Balduzzi e Stefano Laffi, promosso dal Teatro delle Donne e dal Comune di Calenzano, che ha come media partner Piananotizie e Sesto Tv.
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