Calonaci srl: “Nessuna consegna a bar e ristoranti. Potremmo lavorare, dobbiamo restare chiusi…”

LASTRA A SIGNA – Il paradosso è quello di essere un’azienda che potrebbe restare aperta e lavorare ma che, suo malgrado, non lo può fare. Dal momento che fa parte dell’indotto di tutte – o quasi – le attività commerciali che in questo periodo sono chiuse. Una realtà con 35 dipendenti e che ha una […]

LASTRA A SIGNA – Il paradosso è quello di essere un’azienda che potrebbe restare aperta e lavorare ma che, suo malgrado, non lo può fare. Dal momento che fa parte dell’indotto di tutte – o quasi – le attività commerciali che in questo periodo sono chiuse. Una realtà con 35 dipendenti e che ha una storia importante alle spalle, ma anche nel presente, e che ora si trova a dover fare i conti con un futuro incerto e scenari che sicuramente ci rendono tutti inquieti.

Un nome, una garanzia, la Calonaci srl, nata all’inizio degli anni ’80, come molte altre aziende del settore, da una precedente esperienza di “imbottigliatori” di acqua e bibite. Siamo a Lastra a Signa, all’interno di una ditta che, a causa del periodo che stiamo vivendo, lancia un grido d’allarme. E lo fa in modo forte e chiaro. Una ditta fatta da persone abituate a lavorare e che con il lavoro si è fatta conoscere in tutto il mondo. Ma ora? Già, perché la Calonaci srl fa parte della categoria di distributori di bevande che serve il settore Ho.Re.Ca., ovvero sono i fornitori di bar, ristoranti, pizzerie, pub, mense, hotel, il settore denominato dei “consumi fuori casa”. Consumi che purtroppo adesso non ci sono.

I prodotti trattati? Sono del settore beverage e alimentari: acqua in vetro e plastica, birra, sia nazionale che estere, birre in fusti, vini e spumanti, liquori e così via dicendo. Nel settore food, invece, farina, pelati e affettati solo per fare alcuni esempi. Di tutto questo ne abbiamo parlato con Massimo Calonaci, di un’azienda che negli anni ha modificato molto il suo business, passando da piattaforma Gdo a importazione dei fusti di birra da molti paesi europei. E che oggi può contare su un giro di affari di 6 k con circa 2.000 clienti esclusivamente nel settore Ho.Re.Ca. “La nostra azienda – spiega – da oltre vent’anni fa parte di un Consorzio Adat, fondato negli anni ’90, di cui fanno parte in tutto 42 aziende che operano in Toscana, Umbria, Marche, Emilia Romagna e Lazio che danno lavoro a 500 addetti e servono 10.000 punti vendita. Purtroppo, la crisi causata dal Covid-19 ha costretto il Governo a prendere provvedimenti durissimi, anche se necessari, per contrastare il virus, provvedimenti che agiscono in maniera negativa anche sul nostro mercato”.

Passando infatti ai numeri, da fine febbraio “i nostri fatturati e incassi si sono drasticamente e rapidamente ridotti del 60-70% e, con l’entrata in vigore del Decreto legge del 10 marzo, con l’estensione della “zona rossa” a tutta l’Italia, è seguita la chiusura totale di quella che è la nostra clientela. E, altrettanto rapidamente, il 95% dei dipendenti e dei collaboratori è stato sospeso dal lavoro. I flussi di cassa indispensabili per coprire i costi fissi e gli stipendi si sono azzerati e ancora non sappiamo esattamente come procedere per attivare la cassa integrazione. Sperando che la situazione sanitaria si risolva al più presto, dobbiamo tuttavia capire come gestire e superare la gravissima crisi economica con la quale dovremo confrontarci alla ripresa delle attività”.

“Ripresa – conclude Calonaci – che vedrà il nostro settore a dover affrontare una crisi economica epocale; molti esercenti non saranno in grado di riaprire la loro attività, altri non saranno in grado di saldare le fatture arretrate e gli stipendi dei dipendenti. Anche la nostra categoria dovrà risolvere problemi di liquidità, far fronte a impegni finanziari nuovi e pregressi. Siamo certi che “ce la faremo” ma abbiamo bisogno di liquidità e aiuti finanziari oltre che di rinvii”.