FIRENZE – Visto il rapporto che c’è, con loro lo posso dire: ci eravamo un po’ sorpresi del silenzio di Confesercenti sulla vicenda dell’aeroporto dopo la sentenza del Consiglio di stato. Un silenzio che oggi è stato “rotto” da Lapo Cantini, responsabile Confesercenti per la città di Firenze, che pubblichiamo integralmente e che, come sempre, offre diversi spunti di riflessione.
L’aeroporto di Peretola è davvero lo specchio del paese. Una triste realtà, la nostra, in cui non si riesce più a fare niente. Si prosegue di anno in anno in uno stanco e rassegnato immobilismo, che non serve a nessuno, e soprattutto alle nuove generazioni che devono ancora costruirsi un percorso di vita. Un mondo frantumato, diviso, fazioso, in cui, alla moltiplicazione dei centri di potere (e di spesa) corrisponde esattamente l’assoluta incapacità di decidere qualcosa che possa durare nel tempo e produrre un reale vantaggio per la comunità. Infrastrutture, grandi opere, gestione rifiuti, riforme della scuola e della pubblica amministrazione: nulla sfugge a questo paradigma che ogni anno ci costa miliardi di euro in termini di bassa crescita, taglio investimenti, riduzione dell’occupazione. Si riempiono le piazze per tagliare i vitalizi, ma nessuno (soprattutto dopo l’esito del referendum “di Renzi”) ha pensato minimamente a ingaggiare una battaglia nazionale per tagliare i davvero troppi centri decisionali, (tra giustizia amministrativa e organi di Stato) che alimentano continuamente la burocrazia e frustano le aspirazione di investitori e imprese. Nessuno vuole farlo per un motivo molto semplice: sarebbe una battaglia persa in partenza perché dietro alla moltiplicazione dei centri decisionali si nasconde una molteplicità di interessi forti e coesi che non hanno alcuna intenzione di essere riformati. E soprattutto farebbero le barricate di fronte alla prospettiva di perdere o comunque vedersi ridimensionare quel più o meno rilevante potere di interdizione nei vari ambiti della vita pubblica nazionale. Se poi si cresce poco e aumenta sideralmente il gap competitivo con le economie più avanzate del mondo chi se ne frega, io continuo a coltivare il mio orticello. Se i giovani più brillanti fuggono all’estero in cerca di occupazione e il Mezzogiorno resta privo di qualsivoglia industrializzazione che mi importa, io intanto continuo a esercitare il mio piccolo e/o grande potere di interdizione. Questo è un paese che è entrato, incredibilmente, nel novero delle grandi potenze dell’economia nazionale perché a un certo punto della nostra storia nazionale i grandi capitani d’impresa sono riusciti, in qualche modo, a prevalere su una burocrazia scarsamente formata e comunque poco efficiente. Ma da qualche anno, se non decennio, la musica è cambiata. Le esigenze delle imprese e di chi comunque crede nella crescita economica del territorio vengono spesso soverchiate da una moltiplicazione di enti spesso inutili ma comunque chiamati ad applicare norme di dubbia utilità e cronologicamente datate. Il declino del paese, del tutto evidente almeno nell’ultimo decennio, si spiega anche cosi, e non solo con i fenomeni del nuovo millennio come digitalizzazione e globalizzazione dei mercati. Quando ce ne renderemo conto e qualcuno finirà per esultare per l’ennesima vittoria di Pirro, sarà comunque troppo tardi per invertire la tendenza.
Lapo Cantini (responsabile Confesercenti città di Firenze)