Carla Fracci a Spazio Reale: “Dalla danza ho avuto tutto, è stata la mia vita”

CAMPI BISENZIO – Un viaggio nella vita e nella storia del nostro paese. Intrecciato con la vita e la storia, artistica e personale, di Carla Fracci. La “signora della danza” è stata infatti ospite di Spazio Reale per un pomeriggio dedicato alla danza, al talento, alla voglia di fare del ballo la propria professione. Accolta prima […]

CAMPI BISENZIO – Un viaggio nella vita e nella storia del nostro paese. Intrecciato con la vita e la storia, artistica e personale, di Carla Fracci. La “signora della danza” è stata infatti ospite di Spazio Reale per un pomeriggio dedicato alla danza, al talento, alla voglia di fare del ballo la propria professione. Accolta prima dalle parole del presidente della Fondazione Spazio Reale Stefano Ciappelli e subito dopo da un grande applauso e dalle note, in una variazione al tema, di “Giselle”, il simbolo del balletto classico e romantico, musicato da Adolphe-Charles Adam, che l’ha vista protagonista indiscussa in tantissimi teatri di tutto il mondo. Un’emozione nell’emozione l’incontro con chi è tuttora l’icona della danza in Italia e nel mondo. Un’emozione che ha attraversato ogni singolo momento di “Metti le ali al talento”, il progetto nato con lo scopo di promuovere il talento nella danza classica e contemporanea, dando un aiuto concreto al cammino artistico di alcuni allievi selezionati nelle migliori scuole professionali italiane. Un progetto nato da un’idea di Laura Valenzuela (Studio Culturale Campidanza, con sede a Signa) e Stefania Sansavini (Ateneo Danza di Forlì), che ha trovato sponda immediata nella Fondazione Spazio Reale e nel Centro Sportivo Italiano – Firenze, e che hanno permesso, tutti insieme, di passare alcune ore in compagnia di chi, della danza, ha fatto la propria vita. E che a Spazio Reale, oltre a raccontare gran parte della sua vita, ha premiato i solisti selezionati nel corso del progetto. Insieme a lei, in una conversazione a quattro, informale e ricca di contenuti al tempo stesso, Gabriella Gori, docente e nota critica di danza per diverse realtà editoriali, la professoressa Livia Brillarelli e Beppe Menegatti, istrionico marito di Carla Fracci, regista, con il quale ha condiviso tantissime esperienze, di vita e professionali.

“La danza – ha detto il presidente Ciappelli – è un linguaggio e una forma di comunicazione, che hanno trovato e trovano in Carla Fracci, che ospitiamo con molto piacere qui a Spazio Reale, la massima espressione”. E la “signora della danza” non ha deluso le attese, prima, entrando nell’auditorium, “imitando” brevemente qualche passo di danza sulle note di “Giselle”, quindi raccontando e raccontandosi a un pubblico attento e, fra l’altro, molto giovane. “Grazie per questa bella accoglienza, – sono state le sue prime parole – ricordatevi sempre che la danza non è solo braccia e gambe ma soprattutto testa”. L’interpretazione, cosa comporta e cosa vuol dire “essere ballerini” sono stati infatti il fil rouge di tutto il pomeriggio: “La musica è il mio stato d’animo; anche per chi fa questo lavoro non tutte le sere sono uguali ma dobbiamo essere sempre bravi a far sentire al nostro partner quale è il nostro pensiero, cosa ci trasmette in quel preciso istante la musica, per arrivare al pubblico e far capire a chi è in sala le nostre sensazioni”.

Tanti i ricordi, i teatri in cui si è esibita in tutto il mondo, con difficoltà di volta in volta da superare, come per esempio la difformità dei palcoscenici fra l’Italia e gli altri paesi, soprattutto quelli sud-americani: “Ho avuto molto dalla danza e dal balletto, ho potuto lavorare con grandi ballerini e con grandi coreografi, ho vissuto un periodo d’oro che adesso non c’è più, adesso è altro, adesso è un momento “tragico” per la danza: ogni teatro, infatti, aveva un proprio corpo di ballo mentre ora, a parte qualche rarissima eccezione, stanno scomparendo dappertutto”. La danza, come ha voluto ribadire più volte, “è stata un dare e un ricevere. Ho viaggiato tutto il mondo – ha aggiunto – e conosciuto culture diverse, sempre con una grande forza d’animo; e sono grata a tutte le persone che ho incontrato e dalle quali ho avuto tanto in quello che è stato il mio percorso di vita, un percorso durante il quale, insieme a colui che poi è diventato mio marito, abbiamo portato la danza dovunque”.

Parole che fanno capire, se ce ne fosse ancora bisogno, come, oltre alle doti naturali, per arrivare a tagliare determinati traguardi, siano sempre necessari tanta abnegazione e spirito di sacrificio. E che hanno permesso, mi sia consentito, a chi scrive, di tornare per qualche ora bambino, quando Carla Fracci si esibiva sul palcoscenico del Teatro Comunale di Firenze. Quello che è stato e resterà per sempre il teatro per eccellenza della città in riva all’Arno. Un teatro dove allora si respirava sicuramente un’altra “atmosfera” rispetto a quella di tante realtà attuali. E, a proposito di Firenze, non sono mancate, usando “bastone e carota”, le parole di Menegatti, milanese di adozione ma fiorentino doc, proprio verso Firenze: “Non dimentichiamo mai che le radici della danza classica sono state coltivate con grande attenzione in questa città. Ditelo a Nardella, che conosco personalmente, che per tornare a quei “fasti” le scuole di musica di Firenze dovrebbero avere l’obbligo della musica dal vivo per la danza”.

Infine, l’uscita di scena della “signora della danza”, la classe di sempre e l’immancabile sorriso, accompagnata, e non poteva essere diversamente, da un lunghissimo applauso.

(Fotografie Janira Tarquini)