Carlo Moscardini: “Il mio ricordo di Tullio Naldi: con lui se ne va l’ultimo scalpellino, un “poeta della pietra”…”

LASTRA A SIGNA – E’ un ricordo commosso quello che Carlo Moscardini, ex sindaco di Lastra a Signa, traccia di Tullio Naldi, lo storico scalpellino di Lastra a Signa scomparso nei giorni scorsi all’età di 96 anni. Un ricordo in questo caso come amico, anche se l’immagine che pubblichiamo, inviata dallo stesso Moscardini, li ritrae […]

LASTRA A SIGNA – E’ un ricordo commosso quello che Carlo Moscardini, ex sindaco di Lastra a Signa, traccia di Tullio Naldi, lo storico scalpellino di Lastra a Signa scomparso nei giorni scorsi all’età di 96 anni. Un ricordo in questo caso come amico, anche se l’immagine che pubblichiamo, inviata dallo stesso Moscardini, li ritrae al “Castagneto Day”, a Castagneto Carducci insieme al giornalista Sandro Vannucci.

Nei giorni scorsi abbiamo salutato Tullio Naldi, l’ultimo scalpellino di pietra serena, aveva iniziato a lavorare prima della guerra, quando l’unica forza motrice era quella fisica e cosi è stato per tutta la sua vita lavorativa. Una vita di duro lavoro, di sacrificio, ma guidato da una maestria, da una saggezza e da una conoscenza che non si limitava al suo lavoro, curioso di storia e appassionato di musica, che definiva la stessa pietra come una cosa viva, insegnando che ogni pietra aveva un suo “verso” e doveva essere interpretato. Quando lo incaricammo di essere l’insegnante dei ragazzi che partecipavano al corso dei “Custodi del paesaggio” (ragazzi con gravi difficoltà ), quel sapere riuscì a trasmetterlo a tutti quei giovani e lo fece con grande pazienza e tranquillità e tutti i partecipanti ne furono entusiasti. Ma impressionò anche i tanti giornalisti che parlarono di lui e del suo insegnamento e perfino alcune riviste internazionali gli dedicarono una serie di articoli. Una stagione che coronava una vita di passione per il proprio lavoro. Fu in quel periodo che un giorno, mentre era intento al restauro di un capitello a Villa Caruso, arrivarono dei professori ed esperti di musica per organizzare un evento e si soffermarono ad ammirare il lavoro di quello scalpellino e discutevano con lui di musica e di lirica, in particolare ricordavano un’opera, “La Boheme” con protagonista Mario Del Monaco. In quel momento Tullio si fermò, guardò dal basso verso l’alto i professori e scuotendo la testa disse: “Non sono d’accordo, quella volta Del Monaco fece una stecca”, io ero presente e posso dirlo. Grande fu la sorpresa di quei signori che rimasero in silenzio, Tullio spiegò la sua passione e chiarì anche che quel mestiere (che può sembrare così banale), oltre ad avere bisogno di mano ferma e di un occhio attento, necessita di “orecchio”, di una certa musicalità nel “ticchettare” del mazzolo sullo scalpello.

Questo semplice aneddoto esprime tutta la sapienza, la conoscenza che solo un’artista può avere, anche se Tullio si definiva sempre con grande umiltà, dote dei grandi personaggi, un semplice artigiano, anche se molti artisti vorrebbero avere la sua manualità. Io invece l’ho definito un “poeta della pietra”. Con lui finisce un tempo, quel tempo che già dai primi del ‘900 impegnava oltre 400 persone nel lavoro di scalpellino, un tempo che non tornerà e che sarà importante ricordare. E proprio quelle opere, quei manufatti realizzati da Tullio saranno una testimonianza anche per le future generazioni. Certamente la tecnologia oggi è in grado di riprodurre tutto, quindi anche i manufatti in pietra, ma non avranno nessuna anima e quella musicalità che solo un “poeta” come Tullio riusciva a dare,
Ciao Tullio, dovunque ti trovi.

Carlo Moscardini