“Carlotta”, 7 anni, febbre alta e dolori addominali. Ma “solo” al Santo Stefano riescono a capire di cosa si tratta. Le parole della mamma

SIGNA – Il messaggio più bello è arrivato oggi alle 13.45. Carlotta (il nome è di fantasia), 7 anni, sta bene e la mamma, Sandra (anche questo un nome di fantasia) stava andando a riprenderla all’ospedale Santo Stefano a Prato per riportarla a casa. Tutto questo dopo un’appendicopatia, quella della piccola (che poteva avere conseguenza […]

SIGNA – Il messaggio più bello è arrivato oggi alle 13.45. Carlotta (il nome è di fantasia), 7 anni, sta bene e la mamma, Sandra (anche questo un nome di fantasia) stava andando a riprenderla all’ospedale Santo Stefano a Prato per riportarla a casa. Tutto questo dopo un’appendicopatia, quella della piccola (che poteva avere conseguenza ben più gravi), e una diagnosi che potremmo definire superficiale all’ospedale pediatrico Meyer. Soprattutto in tempi, come quelli attuali, “congestionati” dal Covid. Una vicenda, quella della famiglia residente nel Comune di Signa, iniziata la domenica prima di Natale e che si è conclusa oggi. Per fortuna nel migliore dei modi. Il 20 dicembre, infatti, la bambina lamentava solo dei dolori addominali e i genitori, che si trovavano in zona per motivi familiari, hanno deciso di portarla a Prato, al Santo Stefano, per una visita. “Il quadro clinico non era chiaro – racconta la mamma – e lì ci hanno consigliato, se la situazione fosse peggiorata, di recarci al Meyer”. La situazione, in effetti, è peggiorata nei giorni successivi e il pomeriggio del giorno di Natale le era salita una febbre altissima, 39 e mezzo, con dolori addominali ancora più forti. Da qui la decisione di chiamare l’ambulanza in modo che potesse accompagnarla al Meyer. Intanto la mamma le aveva somministrato una Tachipirina, i sanitari hanno continuato a curarla e di conseguenza le febbre è diminuita.

“Una volta arrivati all’ospedale, dove c’era il babbo visto che io, a causa di una malattia di cui soffro da tempo e per la quale seguo una terapia biologica, non posso entrare, – racconta la mamma – è rimasta due ore seduta su una sedia, poi finalmente le è stato fatto il tampone, è stata, si fa per dire, visitata, con tanto di manovra di Blumberg (con il paziente in posizione supina, il medico esercita una pressione leggera partendo da zone non spontaneamente dolorose, alla ricerca di aree di contrattura che talvolta è notevole, n.d.r.) ma la cosa è finita lì. In pratica l’hanno mandata via senza farle una visita accurata e dicendoci che, in caso di persistenza, potevamo tornare in ospedale…”. “Non ero tranquilla, – racconta ancora la mamma – così, nonostante tutto, sono andata anche io a Firenze, intanto le ore erano passate ed era già tardi, e abbiamo deciso di tornare a Prato, al Santo Stefano. Con il risultato che siamo arrivati all’ospedale quasi a mezzanotte, la bambina era traumatizzata. Appena arrivati le hanno fatto un altro tampone, il secondo in poche ore, ha fatto gli esami del sangue, dai quali è emerso che c’era un’infezione in corso, ed è stata subito ricoverata in una stanza singola”.

Piano piano la situazione è migliorata: “Il giorno dopo le hanno fatto un’ecografia, ma soprattutto abbiamo trovato un ambiente che ci tranquillizzati”. E dall’ecografia è emerso dell’appendice infiammata: “Per fortuna – dice la mamma – ci hanno rassicurati sul fatto che non fosse da operare ma al tempo stesso ci hanno garantito che, finché non avevano capito con certezza di cosa si trattava, la bambina sarebbe rimasta in ospedale”. E lì è stata fino a questa mattina quando gli esami, per fortuna, hanno dato segnali confortanti.

“Sto andando ora a riprendere la bambina – questo il messaggio della mamma delle 13.45 – che viene dimessa. La diagnosi è di appendicopatia. Solo per fare un esempio, all’ingresso dell’ospedale a Prato aveva 17.000 globuli bianchi, normalmente dovrebbero essere intorno agli 11.000), il “pcr”, l’indice di infezione insieme ai globuli bianchi, a 3.4 mentre deve essere sotto 0.5. Adesso, però, dopo la terapia “segnata”, comprensiva di dieta leggera e monitoraggio a domicilio, torna a casa e il 19 gennaio, se non si presentano altri problemi prima, abbiamo già fissato visita pediatrica ed ecografia dell’addome”. “Vorrei elogiare – ha concluso – la professionalità del reparto di pediatria e del pronto soccorso pediatrico di Prato. E soprattutto la grande umanità dimostrata nei nostri confronti”.