Casa Don Lelio, l’unione fa la forza. Anche per dare una “spallata” alle barriere architettoniche

LASTRA A SIGNA – In Vespa e grazie a un sì: è “arrivato” così il “servoscale portacarrozine per disabili”, questa la dicitura esatta, inaugurato oggi a Casa Don Lelio a Lastra a Signa. In Vespa perché alla sua realizzazione hanno contribuito i Vespa club Lastra a Signa, Montemurlo e Barga, guidati rispettivamente da Vicenzo Cutuli, […]

LASTRA A SIGNA – In Vespa e grazie a un sì: è “arrivato” così il “servoscale portacarrozine per disabili”, questa la dicitura esatta, inaugurato oggi a Casa Don Lelio a Lastra a Signa. In Vespa perché alla sua realizzazione hanno contribuito i Vespa club Lastra a Signa, Montemurlo e Barga, guidati rispettivamente da Vicenzo Cutuli, Daniele Alfonsi e Massimiliano Giannassi. Il sì, invece, è stato quello di una coppia di sposi, il cui matrimonio è stato celebrato da don Stefano Cherici, parroco della Natività a Lastra a Signa, e che a Casa Don Lelio hanno donato il “frutto” della loro festa.

Don Stefano, infatti, è responsabile anche della parrocchia di Santa Maria a Castagnolo, sotto la cui egida rientra la struttura che fa parte della rete di accoglienza delle famiglie dell’ospedale pediatrico Meyer. L’unione di più forze, quindi, per contribuire così a dare una spallata alle barriere architettoniche che, a volte, le famiglie già costrette loro malgrado a vivere in una condizione di difficoltà, trovano sulla loro strada. Ad accoglierci e a fare gli onori di casa è stato il diacono Paolo Bendinelli che, insieme alla moglie Stefania, gestisce Casa Don Lelio.

E se per superare determinati ostacoli è necessaria la tecnologia, a dare un esempio di comunione sono invece le famiglie attualmente ospitate presso la struttura di Lastra a Signa: una famiglia armena, una famiglia ucraina e una famiglia cinese (che partirà in questi giorni) che, insieme alle famiglie italiane presenti, stanno dando un esempio concreto di condivisione, che fa riflettere ancora di più soprattutto se guardiamo a quello che sta succedendo ad alcune centinaia di chilometri dall’Italia. Famiglie accomunate da un destino che nei loro confronti non è stato benevolo ma che sotto lo stesso tetto hanno condiviso – e lo stanno facendo tuttora – sensazioni e stati d’animo.

Ne è un’ulteriore riprova il “libro” che Paolo e Stefania custodiscono nell’ingresso della loro abitazione. Un “libro” speciale, sulle cui pagine “vivono” le parole, i pensieri, i saluti di tutte le famiglie che dall’aprile del 2011 a oggi, ovvero da quando Casa Don Lelio è stata aperta, hanno avuto qui la loro seconda casa. Con i disegni di alcuni bambini che oggi purtroppo non ci sono più a rendere questo scrigno di ricordi ancora più speciale. E se l’unione fa la forza, quella di oggi ne è stata la fotografia più nitida, come sottolineato da don Stefano, che ha evidenziato come il “servoscale” sia in realtà “un segno di sensibilità per delle persone che ne hanno necessità, che hanno bisogno di partecipazione”. Quella partecipazione, rafforzata dalla presenza di un nutrito gruppo di vespisti dei tre club e che è stata sottolineata dal vice-sindaco di Lastra a Signa, Leonardo Cappellini: “Dall’associazionismo nascono sempre delle belle cose, che sfociano in sentimenti importanti”. Sentimenti ed esempi positivi, quelli di cui tutti noi abbiamo bisogno e che sulle colline di Lastra a Signa, in un pomeriggio di inizio maggio, sono diventati realtà.