Cavalli chiude la sede fiorentina, protestano Cgil e Cisl di categoria

SESTO FIORENTINO – Chiude la sede dell’Osmannoro dell’azienda Cavalli con il trasferimento di tutti 170 dipendenti a Milano. La decisione della nuova proprietà dell’azienda prevede lo spostamento nell’arco dei prossimi mesi. Contrari a questa decisione i sindacati di categoria Cgil e Cisl che dicono che tutto questo avviene “dopo i gravissimi mesi di totale assenza […]

SESTO FIORENTINO – Chiude la sede dell’Osmannoro dell’azienda Cavalli con il trasferimento di tutti 170 dipendenti a Milano. La decisione della nuova proprietà dell’azienda prevede lo spostamento nell’arco dei prossimi mesi. Contrari a questa decisione i sindacati di categoria Cgil e Cisl che dicono che tutto questo avviene “dopo i gravissimi mesi di totale assenza di chiarezza sulle prospettive industriali della Roberto Cavalli e sul futuro delle attuali sedi di lavoro delle persone” e “in una situazione di piena emergenza sanitaria del paese e con l’azienda ferma”.

“Come organizzazioni sindacali, assieme alle Rsu aziendali, – si legge nella nota di Cgil e Cisl – abbiamo espresso la nostra contrarietà ad una scelta che abbiamo tentato di scongiurare con ogni mezzo. Dopo i tagli, le esternalizzazioni e i cambi di management – sempre sulle spalle dei lavoratori -a più riprese abbiamo richiesto certezze sul futuro dell’azienda e delle persone che ci lavorano, non ultimo nel tavolo di crisi in Regione Toscana. Preannunciare oggi un’ipotesi di trasferimento a Milano ci pare davvero una scelta inaccettabile per un marchio che qui, a Firenze, doveva invece rilanciarsi. Nel momento in cui tutte le aziende della moda sembrano prepararsi alla ripartenza e la discussione è centrata sulla massima tutela della condizione di sicurezza  e tranquillità dei lavoratori, la nuova Roberto Cavalli sembra disinteressarsi dell’impatto che questa decisione può avere sui suoi lavoratori. Una decisione, questa, non accompagnata dalla necessaria presenza di un piano industriale. Chiediamo che i passi dell’azienda si realizzino a valle di una verificata, strutturata e seria organizzazione futura: ormai troppe sono state le scelte fallimentari nella gestione della Roberto Cavalli sulla base di azioni che mai hanno risposto alla tutela dell’occupazione e delle condizioni di lavoro delle persone. Restiamo convinti che il rilancio di immagine di un’azienda di questo tipo non passi solo attraverso la  pubblicità, ma anche dalla misura del livello di responsabilità sociale nei confronti di chi ci lavora. Abbiamo immediatamente richiesto alla Regione Toscana la riattivazione del tavolo di crisi, dove peraltro più volte è stata ribadita la centralità del territorio anche per il rilancio dell’azienda”.