Cgil, Cisl e Uil “Nella guerra al Covid, ai territori sono mancate le Case della salute”

FIRENZE – “Se le “Case della salute”, individuate come elemento fondamentale ed essenziale del sistema sanitario regionale, fossero state realizzate e pienamente funzionanti su tutto il territorio, così come previsto dalla delibera della giunta regionale 117/2015 e riaffermato con la legge regionale 4 del 2019, forse la Toscana avrebbe avuto maggiori chance per contrastare l’ondata […]

FIRENZE – “Se le “Case della salute”, individuate come elemento fondamentale ed essenziale del sistema sanitario regionale, fossero state realizzate e pienamente funzionanti su tutto il territorio, così come previsto dalla delibera della giunta regionale 117/2015 e riaffermato con la legge regionale 4 del 2019, forse la Toscana avrebbe avuto maggiori chance per contrastare l’ondata pandemica e avremmo potuto rispondere in maniera più adeguata al bisogno di risposte nelle cure primarie”. Queste le parole di Giancarla Casini (CdLM Firenze), Fabio Franchi (Cisl Firenze) e Piero Rubbioli (Uil Firenze), che aggiungono: “Questa è la constatazione drammatica che ci spinge a chiedere un incontro urgente ai sindaci presidenti delle Società della salute dell’area metropolitana per ribadire la necessità che le Case della salute entrino in funzione, per colmare quella lacuna di presenza del sistema socio-sanitario sul territorio, che le organizzazioni sindacali confederali denunciano da tempo e che la Regione Toscana, in un accordo sottoscritto proprio alla vigilia della pandemia con Cgil, Cisl e Uil, si era impegnata a colmare, superando le differenze nell’offerta territoriale e la variabilità del modello tra le diverse realtà locali. La lezione dell’emergenza pandemica conferma che è il momento di rendere più forte il servizio sanitario pubblico e universale e che una priorità assoluta è il potenziamento dell’assistenza integrata sociosanitaria territoriale, avendo ben presente che la sua risorsa principale, come si è visto, è il personale: piani di assunzione, formazione ed una maggiore integrazione fra la medicina generale, i professionisti e le discipline specialistiche. Il modello che separa sanità da sociale, fondato prevalentemente sul “ricovero”, sia in ospedale che in altre strutture residenziali, come le Rsa, ha mostrato enormi limiti”.

“Per questo – aggiungono – occorre che si affermi in maniera compiuta un modello di “salute di comunità e nella comunità” e la soluzione è dare concretezza a quanto previsto dal Protocollo d’intesa fra e Cgil, Cisl e Uil, ovvero costruire in ogni zona-distretto/Società della salute le Case della salute. Un luogo dove le nostre comunità possano ricevere accoglienza, informazione, orientamento, accompagnamento, prenotazione, consulenza sulla rete dei servizi e sulle alternative disponibili; un luogo aperto almeno 12 ore al giorno, tutti i giorni, ma soprattutto un luogo dove il cittadino trovi davvero le risposte ai propri bisogni e si senta davvero cittadino, al centro di un progetto di coesione sociale e non suddito, ostaggio di una burocrazia cervellotica, spesso fredda, a volte ostile”.

“A oggi – concludono i tre rappresentanti sindacali – solo nella Sds Empolese-Valdelsa le Case della salute sono aperte nel numero necessario, nella Sds Mugello si stanno costruendo le due Case della salute previste, mentre nelle altre Sds dell’area metropolitana (Centro, Sud-Est e Nord-Ovest) risultano aperte solo cinque Case della salute sulle venti previste e più precisamente tre su dieci nella Sds Centro, due su cinque nella Sds Nord-Ovest, nessuna nella Sds Sud-Est. Inoltre, anche per le 5 aperte, nessuna ha lavorato a pieno regime, né è diventata il punto di riferimento sul territorio che avrebbe dovuto essere. Per questo chiediamo ai sindaci, presidenti delle rispettive Società della salute, un incontro urgente al fine di rendere attuabile questo percorso, perché alla luce del momento terribile che stiamo vivendo, crediamo non ci sia più spazio, per chiacchiere, rinvii e dilazioni, e che vada concretizzato con urgenza questo strumento fondamentale per garantire la salute dei toscani”.