Coldiretti Firenze: “La città è ancora lontana dagli obiettivi della qualità dell’aria previsti entro il 2030”

FIRENZE – Più alberi “mangia-smog” contro l’inquinamento atmosferico per raggiungere gli obiettivi della direttiva UE sulla qualità dell’aria previsti entro il 2030. C’è ancora molto da lavorare in Toscana, nonostante la situazione sia, se pur molto lentamente, in miglioramento. Ma ancora di più nella città di Firenze. La Città metropolitana, che ha registrato ha registrato il valore più alto in […]

FIRENZE – Più alberi “mangia-smog” contro l’inquinamento atmosferico per raggiungere gli obiettivi della direttiva UE sulla qualità dell’aria previsti entro il 2030. C’è ancora molto da lavorare in Toscana, nonostante la situazione sia, se pur molto lentamente, in miglioramento. Ma ancora di più nella città di Firenze. La Città metropolitana, che ha registrato ha registrato il valore più alto in regione di biossido di azoto (30 µg/mc) ed il secondo di Pm10 (24 µg/mc), per raggiungere il target previsto tra sette anni dovrebbe ridurre la concentrazione media annuale di No2 del 32% e di Pm10 del 15%. A dirlo è Coldiretti Firenze sulla base del rapporto “Mal’Aria di città 2022” di Legambiente. Secondo il rapporto nessuno dei capoluoghi di provincia ha superato i limiti di concentrazione media annuale di Pm10 nel 2022 (40 µg/mc) ma solo tre capoluoghi, Livorno, Massa e Siena sarebbero promossi se domani entrasse in vigore la direttiva europea (20 µg/mc). 

Per Coldiretti Firenze un valido e importante aiuto per raggiungere gli obiettivi di qualità dell’aria, insieme allo sviluppo delle politiche di mobilità sostenibile e altri interventi strutturali attivati dal Comune di Firenze, può arrivare dagli alberi anti smog in grado di catturare quasi 4.000 chili di anidride carbonica (Co2) nell’arco di vent’anni di vita, bloccando anche le pericolose polveri sottili Pm10 e abbassando la temperatura dell’ambiente circostante durante le estati più calde e afose. Dall’Acero riccio alla Betulla verrucosa, dal Ginkgo Biloba al Bagolaro, dal Frassino comune all’Ontano nero, dal Tiglio selvatico all’Olmo anche nel proprio giardino – suggerisce Coldiretti Firenze – è possibile ripulire l’aria da migliaia di chili di anidride carbonica e sostanze inquinanti come le polveri Pm10 che causano 90.000 decessi prematuri all’anno e contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici.

“Al primo posto tra le piante “mangia smog” – consiglia Coldiretti Firenze – c’è l’Acero Riccio che raggiunge un’altezza di 20 metri, con un tronco slanciato e diritto e foglie di grandi dimensioni, fra i 10 e i 15 centimetri con al termine una punta spesso ricurva da cui deriva l’appellativo di “riccio”: ogni esemplare è in grado di assorbire fino a 3800 chili di Co2 in vent’anni e ha un’ottima capacità complessiva di mitigazione dell’inquinamento e di abbattimento delle isole di calore negli ambienti urbani. A pari merito, con 3.100 chili di Co2 aspirate dall’aria, ci sono poi la Betulla verrucosa, in grado di crescere sui terreni più difficili e considerata albero sacro presso i Celti e le tribù germaniche, e il Cerro che può arrivare fino a 35 metri di altezza. Il Ginkgo Biloba che è un albero antichissimo le cui origini risalgono a 250 milioni di anni fa, oltre ad assorbire 2.800 chili di Co2 vanta anche un’alta capacità di barriera contro gas, polveri e afa e ha una forte adattabilità a tutti i terreni compresi quelli urbani. Fra gli alberi anti smog troviamo il Tiglio, il Bagolaro che è fra i più longevi con radici profonde e salde come quelle dell’Olmo campestre. Il Frassino comune è un altro gigante verde che può arrivare a 40 metri mentre l’Ontano nero è il piccolino del gruppo con un’altezza media di 10 metri ma che nonostante le dimensioni ridotte riesce a bloccare fino a 2.600 chili di Co2 e a garantire un forte assorbimento di inquinanti gassosi”.