Coldiretti, “le mani della criminalità organizzata nel piatto del Made in Italy”

FIRENZE – I prodotti Made in Italy fanno gola sempre di più alla criminalità organizzata. Mafia, camorra, ndrangheta e altre associazioni a delinquere sempre più “interessate” ad investire in quei settori dell’economia strategici ed emergenti che garantiscono insieme a profitti diretti (e certi) la copertura per riciclare denaro sporco derivante da attività illecite. Il 19% […]

FIRENZE – I prodotti Made in Italy fanno gola sempre di più alla criminalità organizzata. Mafia, camorra, ndrangheta e altre associazioni a delinquere sempre più “interessate” ad investire in quei settori dell’economia strategici ed emergenti che garantiscono insieme a profitti diretti (e certi) la copertura per riciclare denaro sporco derivante da attività illecite. Il 19% dei beni sequestrati in Toscana ha interessato terreni e fabbricati rurali “strappati” dalla mani della criminalità organizzata dallo sforzo congiunto ed efficace delle forze dell’ordine. A dirlo è Coldiretti Toscana (info su www.toscana.coldiretti.it) in base all’analisi dei dati dell’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei Beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata in occasione della presentazione della nascita dell’”Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare” la nuova Fondazione voluta e costituita da Coldiretti per diffondere la conoscenza e la consapevolezza del patrimonio agroalimentare italiano.
Su un totale di 69 sequestri tra immobili, terreni, box, garage (57 immobili e 12 aziende), ben 13 hanno riguardato proprietà o attività agricole presenti in 6 comuni toscani. 9 sono stati i sequestri a Pistoia, di cui 8 a Larciano ed 1 a Massa e Cozzile; 2 a Lucca di cui 1 a Forte dei Marmi e Altopascio, 1 a Licciana Nardi in Lunigiana e 1 aChianciano Terme. Tra le confische più celebri e clamorose della storia nella nostra regione la Tenuta di Suvignano, nel senese, confiscata nel lontano 1994, la più grande mai confiscata alla mafia con un’estensione di 700 ettari ed una valutazione intorno ai 22miioni di euro e l’azienda agricola “Tresanti” di Montespertoli appartenuta ai Madonia. Il 69% dei sequestri nelle campagne è localizzato nella Provincia di Pistoia che insieme a Firenze e Massa Carrara collezionano il 60% totale delle confische totali tra fabbricati, terreni, immobili, garage, box ed altre tipologie. Una malattia da debellare, quello delle “infiltrazioni criminali” nel tessuto economico della Toscana che ha proporzioni ben diverse, per numero e frequenza, da quello vissuto in regioni come Sicilia, Campania, Calabria e Puglia dove sono concentrati l’80% dei beni confiscati definitivamente che “non ci devono far abbassare assolutamente la guardia – spiega Tulio Marcelli, presidente Coldiretti Toscana – su un fenomeno che la crisi economica, la disoccupazione e la disperazione delle persone rende più forte ed accentua. L’agricoltura e l’agroalimentare rappresentano uno dei settori che assicura maggiori utili diretti ed indiretti permettendo al contempo di affermarsi sul territorio e poi di controllarlo”.