Condannato in primo grado a 12 anni di reclusione per maltrattamenti in famiglia e violenza sessuale. Arrestato dai Carabinieri

LASTRA A SIGNA – Nella serata di ieri, nell’ambito dell’attività volta a rintracciare soggetti destinatari di provvedimenti restrittivi, i Carabinieri della Stazione di Lastra a Signa hanno tratto in arresto, in esecuzione di ordinanza di custodia cautelare in carcere disposta dal Tribunale di Firenze, H.Q., albanese, 31 anni, pregiudicato, in quanto ritenuto responsabile di “maltrattamenti […]

LASTRA A SIGNA – Nella serata di ieri, nell’ambito dell’attività volta a rintracciare soggetti destinatari di provvedimenti restrittivi, i Carabinieri della Stazione di Lastra a Signa hanno tratto in arresto, in esecuzione di ordinanza di custodia cautelare in carcere disposta dal Tribunale di Firenze, H.Q., albanese, 31 anni, pregiudicato, in quanto ritenuto responsabile di “maltrattamenti in famiglia e violenza sessuale”, commessi a Lastra a Signa dal 2015 fino a marzo 2019. Insieme alla vittima avevano iniziato una relazione andando ad abitare insieme, prima a Sesto Fiorentino e poi a Lastra a Signa, all’inizio del 2011. Dalla loro unione nel 2012 è nata una bambina, ma l’uomo in quel periodo venne arrestato per reati commessi in Albania rientrando presso la famiglia solo a fine 2013. Ripresa la convivenza, tornava a casa negli orari più disperati, ubriaco, senza interessarsi né alla figlia, né alla compagna. Poi, nel 2015, è iniziato il suo atteggiamento vessatorio nei confronti della donna, con offese, schiaffi, pugni, calci e approfittando di lei anche contro la sua volontà. Oltre a dimostrare nei suoi confronti una gelosia morbosa e immotivata che lo portava a impedirle di parlare con chiunque e a chiamarla continuamente mentre era a lavoro. Solo nel marzo 2019 la donna ha avuto il coraggio di chiedere aiuto e raccontare tutto mettendo da parte la vergogna per le continue umiliazioni che era costretta a sopportare. Nell’udienza di ieri, l’uomo è stato condannato alla pena di 12 anni di reclusione e, ritenendo che fosse fondato il pericolo di fuga, è stata applicata nei suoi confronti la misura della custodia cautelare in carcere. Per H.Q. si sono aperte quindi le porte del carcere di Sollicciano.