Confartigianato. “Inps ancora in smart working, imprese bloccate dalla burocrazia”

CAMPI BISENZIO – Per Confartigianato quella dell’Inps è “una situazione più che kafkiana”. Secondo l’associazione “il personale dell’Inps è ancora in smart working e l’Istituto non ha recepito le misure di alleggerimento burocratico e fiscale previste dai decreti del Governo. Il risultato è che la documentazione presentata dalle aziende viene bollata come ‘irregolare’, le aziende […]

CAMPI BISENZIO – Per Confartigianato quella dell’Inps è “una situazione più che kafkiana”. Secondo l’associazione “il personale dell’Inps è ancora in smart working e l’Istituto non ha recepito le misure di alleggerimento burocratico e fiscale previste dai decreti del Governo. Il risultato è che la documentazione presentata dalle aziende viene bollata come ‘irregolare’, le aziende non possono quindi lavorare e riuscire a parlare con qualcuno per risolvere il problema”. Situazione questa, aggiunge Confartigianato che “sta bloccando tantissime aziende che, invece, vorrebbero riprendere finalmente a lavorare, soprattutto nel campo dell’edilizia”. 

“Il problema principale è quello dei Durc, il documento unico di regolarità contributiva che le aziende devono farsi rilasciare dall’Inps per poter lavorare – spiega il segretario generale di Confartigianato Imprese Firenze, Jacopo Ferretti – Questa difficoltà riguarda potenzialmente tutte le imprese attive a Firenze nel campo dell’edilizia e della casa che sono oltre tremila. Un decreto governativo ha previsto che venissero rimandati i versamenti Inps relativi ai contributi del mese di maggio: peccato che i sistemi dell’Inps non riconoscano questa novità e identifichino il Durc come irregolare. L’irregolarità potrebbe essere sanata velocemente, ma dialogare con gli uffici dell’Inps che sono ancora in smart working è difficile. Questo provoca un aggravio di tempi e costi per le imprese assolutamente inaccettabile”. 

“Per non parlare della cassa integrazione – continua Ferretti –  la cui erogazione è ancora indietro: 5 mila aziende e 20 mila lavoratori stanno ancora aspettando, qualcuno ha incassato maggio, nessuno giugno e luglio. Così la ripartenza resta soltanto una bella parola”.