Confcommercio: “Esercizi pubblici, in Toscana la crisi batte più forte”

FIRENZE – Crolla l’occupazione nei pubblici esercizi, in Toscana più che nelle altre regioni italiane. È quanto emerge dall’indagine condotta dal Centro studi di Fipe-Confcommercio, la federazione dei pubblici esercizi italiani, sui dati Inps relativi ai livelli occupazionali del 2020. Bar, ristoranti, discoteche e imprese di catering e banqueting hanno perso 21.000 occupati in Toscana […]

FIRENZE – Crolla l’occupazione nei pubblici esercizi, in Toscana più che nelle altre regioni italiane. È quanto emerge dall’indagine condotta dal Centro studi di Fipe-Confcommercio, la federazione dei pubblici esercizi italiani, sui dati Inps relativi ai livelli occupazionali del 2020. Bar, ristoranti, discoteche e imprese di catering e banqueting hanno perso 21.000 occupati in Toscana rispetto al 2019, quando erano a quota 70.000. E ne hanno persi 243.000 in Italia, che ne aveva un milione nel 2019. Ma a pagare il dazio più alto sono state le regioni del centro Italia, Toscana e Lazio in testa, dove gli occupati sono scesi del 27,6%, seguite a ruota dalle regioni del nord ovest, dove il crollo si è fermato mediamente al 25,8%.

A sparire sono stati principalmente cuochi, camerieri e barman. “Non parliamo ovviamente di lavoratori dipendenti a tempo indeterminato, che anche nei casi più gravi di crollo dei fatturati aziendali non hanno ancora perso il posto grazie alla tutela della cassa integrazione – spiega il direttore di Confcommercio Toscana Franco Marinoni – parliamo però di lavoratori a tempo determinato, di stagionali che non sono stati assunti e di almeno 20.000 apprendisti a livello nazionale. Finché resta il blocco dei licenziamenti, è su queste categorie di occupati che si scarica il peso della crisi. Dopo, travolgerà tutti perché le imprese sono stremate e non ce la faranno a mantenere gli attuali livelli occupazionali”. Ed è proprio questa consapevolezza ad aver spinto Confcommercio Toscana a dichiarare da ieri, lunedì 15 marzo, lo stato di mobilitazione permanente: “Gli effetti sociali di questa crisi pandemica saranno devastanti, ma molti non sembrano ancora averlo capito bene. Per questo vogliamo amplificare il grido di allarme dei nostri imprenditori in tutti i modi possibili e in tutte le sedi appropriate”, aggiunge Marinoni.

“Dopo un anno di sacrifici enormi – tra chiusure, restrizioni e investimenti per la sicurezza – ci ritroviamo peggio di prima, – commenta il presidente di Fipe-Confcommercio Toscana Aldo Cursano – ci hanno costretti alla chiusura come fossimo untori, ma a livello di contagi ci ritroviamo punto e a capo. È evidente che il problema sta nella gestione dell’emergenza sanitaria ed è lì che va risolto, perché le nostre aziende non possono fare più di quello che stanno già facendo”.

“Non è più accettabile – prosegue Cursano, che di Fipe è anche vice-presidente vicario nazionale – vedere una società divisa tra chi ha il diritto di lavorare e chi invece ha solo il dovere di stare chiuso e assistere da testimone impotente al fallimento della propria azienda, che è poi un progetto di vita, una fonte di occupazione per tante persone, una risorsa per le nostre città. E insieme a noi stanno soffrendo i nostri dipendenti, anche quelli stagionali. In un settore come quello dei pubblici esercizi, che conosce picchi di attività in certi periodi dell’anno, l’impiego stagionale non è un “lavoretto” per passare il tempo: sei stagionali su dieci sono occupati a tempo pieno, sono preparati e professionali, una risorsa preziosa per le nostre imprese”.

Secondo lo studio di Fipe-Confcommercio, a pagare il conto più salato della crisi dei pubblici esercizi in Italia sono i giovani: 7 su 10 di coloro che hanno perso il lavoro hanno meno di 40 anni. In termini assoluti, la contrazione maggiore ha interessato ristoranti (-25,2%) e bar (-26,2%), mentre in termini relativi il settore più penalizzato è quello delle discoteche con una flessione dell’occupazione dipendente di 3mila unità, pari al 57,4%.