Confesercenti Firenze: il presidente Bianchi chiede il rispetto delle regole, Lapo Cantini “di variante 2021 e convivenza con il virus”

FIRENZE – Da una parte Claudio Bianchi, presidente Confesercenti Metropolitana Firenze, dall’altra Lapo Cantini, responsabile Confesercenti città di Firenze, ma ovviamente entrambi allineati nel tentativo di raggiungere lo stesso obiettivo. Bianchi si è affidatp a un comunicato, Cantini a un “pezzo” scritto e pubblicato sul sito Internet dell’associazione di categoria. “Come Confesercenti – ha detto […]

FIRENZE – Da una parte Claudio Bianchi, presidente Confesercenti Metropolitana Firenze, dall’altra Lapo Cantini, responsabile Confesercenti città di Firenze, ma ovviamente entrambi allineati nel tentativo di raggiungere lo stesso obiettivo. Bianchi si è affidatp a un comunicato, Cantini a un “pezzo” scritto e pubblicato sul sito Internet dell’associazione di categoria. “Come Confesercenti – ha detto Bianchi – siamo profondamente preoccupati dalle notizie in circolazione negli ultimi giorni, circa l’iniziativa volta a sostenere aperture serali dei pubblici esercizi, contro la normativa vigente. Noi siamo da sempre per il rispetto delle regole, e invitiamo tutte le nostre imprese a farlo. Per quanto le misure restrittive varate dal Governo siano fortemente penalizzanti per le nostre imprese, che ormai da circa un anno sono costrette a continui “stop & go” e chiusure forzate. Il mancato rispetto della normativa però comporterebbe per le aziende, e soprattutto per gli imprenditori, dei gravi rischi: sanzioni pecuniarie e la chiusura dell’attività fino a trenta giorni”.

“Confesercenti – aggiunge Bianchi – è da sempre al fianco delle imprese; e siamo, a tutti i livelli, alla ricerca di soluzioni concrete e coerenti per la sopravvivenza delle attività economiche, che senza indennizzi rischiano davvero di non riaprire. Soluzioni, però, che non vogliono in nessun modo provocare danni e conseguenze negative, come il non rispetto delle regole. Tutti noi crediamo che sia fondamentale tutelare e salvaguardare l’aspetto sanitario, rispettando le regole e misure previste. Una scelta per la salute che, però, non è stata sostenuta da una politica di sostegno alle imprese sufficiente; moltissime attività sono vicine a superare il punto di non ritorno. Le nostre imprese necessitano di indennizzi; senza sostegni immediati, e ben più consistenti di quelli ricevuti fino ad ora, migliaia di imprese falliranno. Chiediamo alle istituzioni scelte coerenti nelle riaperture e risposte chiare e immediate. E soprattutto vogliamo poter lavorare applicando le regole e i protocolli di sicurezza approvati: chiediamo rispetto e dignità per il nostro lavoro”.

La riflessione di Cantini, me lo consentirà, è un po’ più “filosofica”. Ma rende benissimo l’idea del momento che le imprese stanno vivendo: “Il nuovo, l’ennesimo, Dpcm in uscita è destinato a comprimere ancora di più alcune attività di impresa. Vietato addirittura l’asporto dopo le 18 per contrastare la (parecchio ma parecchio presunta) “movida” nonostante le già preesistenti norme che vietano il consumo di cibo e bevande in strada. Un provvedimento senza senso, che finisce per lasciare in campo solo la consegna a domicilio, peraltro cosi favorendo le grandi piattaforme digitali che sfruttano i sempre più “poveri rider” e si “mangiano” il 40% dei fatturati. Ancora chiusura a oltranza per palestre, piscine, centri estetici e impianti da sci. Rischio nuove chiusure e limitazioni attività anche per tutte le altre imprese, con l’abbassamento del coefficiente RT nella definizione delle zone di rischio. Una vera e propria doccia fredda per il paese: dopo i “sacrifici” imposti per le festività e il lancio della campagna di vaccinazione di massa, ci si aspettava qualcosa di diverso con l’avvio del nuovo anno. Invece niente: ancora divieti su divieti, restrizioni alla libertà di impresa, penalizzazioni senza fine. Andando avanti cosi avremo solo macerie e resterà ben poco di quel tessuto economico e commerciale che tutto il mondo ci invidia. I fatturati delle nostre imprese sono già palesemente crollati e solo l’artificio del blocco dei licenziamenti ci salva, almeno, per il momento, dalla macelleria sociale. Il ministro Gualtieri si dice ancora convinto che nel 2021 avremo un bel  “rimbalzo” rispetto al crollo del Pil dell’anno appena trascorso. Io non ci scommetterei granché, soprattutto se le risorse del Recovery resteranno ancora per molto tempo ostaggio dei conflitti all’interno del Governo. Con i continui scostamenti di bilancio e gli “aiuti di stato” non si potrà mai compensare la mostruosa perdita di competitività delle nostre imprese: non solo è illusorio, ma pericoloso per la tenuta finanziaria del nostro paese. Ora lo dice anche il CTS (noi da mesi): ci vuole una nuova strategia per convivere con questa nuova (speriamo ultima) fase del virus. E in questo nuovo approccio non può più essere contemplata la chiusura di tantissime attività che creano reddito e lavoro. Ripartiamo da qui: questa, rispetto all’anno horribilis 2021, è l’unica “variante” che ci piace”.