Confesercenti, il grido d’allarme dei CCN: “Se un anno fa eravamo scioccati, adesso siamo provati”

PIANA FIORENTINA – L’unione fa la forza. E la riprova arriva quando le “battaglie” si fanno sempre più difficili. Rappresentanti di associazioni di categoria sì, ma anche persone chiamate quotidianamente a dover fare i conti con una situazione che settimana dopo settimana è andata sempre più ingarbugliandosi. E “ingarbugliare” è un verbo fin troppo gentile […]

PIANA FIORENTINA – L’unione fa la forza. E la riprova arriva quando le “battaglie” si fanno sempre più difficili. Rappresentanti di associazioni di categoria sì, ma anche persone chiamate quotidianamente a dover fare i conti con una situazione che settimana dopo settimana è andata sempre più ingarbugliandosi. E “ingarbugliare” è un verbo fin troppo gentile per descrivere lo stato d’animo di chi – e sono davvero tanti – adesso sta raschiando veramente il fondo del barile. Se non lo ha già fatto. A livello personale e a livello professionale. Da un lato l’emergenza sanitaria, dall’altro quella economica, non meno grave. Anzi. Con negozi chiusi, decreti che si rincorrono come se fosse un drammatico gioco dell’oca e cambi di colore che, anche in questo caso, rimandano a giochi e momenti felici dell’infanzia. Ma qui, di voglia di giocare non ce n’è più. E l’infanzia se ne è “belle e che andata da tempo”. Qui c’è solo da provare a risalire la china e, ci costa dirlo, salvare il salvabile. Di tutto questo ne abbiamo parlato con i responsabili Confesercenti dei Centri Commerciali Naturali di Lastra a Signa, Scandicci e Sesto Fiorentino, in rigoroso ordine alfabetico, e il vice-presidente provinciale Firenze Confesercenti, che attualmente è anche il presidente di Confesercenti a Campi Bisenzio. “Condottieri” di “truppe” sfinite dalla battaglia ma non per questo decise a mollare. Anche se è dura. Nei giorni scorsi erano state la Confesercenti cittadina e regionale a presentare le loro richieste a sindaco e Prefetto sotto lo slogan “Portiamo le imprese fuori dalla pandemia”. Oggi invece stiamo sul territorio, sui nostri territori. Accordando i suoni per scrivere questo pezzo, mi è stato detto: “Se siamo stati lunghi, taglia pure”. Ecco, non me la sono sentita di tagliare. Chi è stato un po’ più lungo, lo ha fatto per esprimere il proprio stato d’animo, i propri timori, la propria “incazzatura”. E così ho lasciato tutto. Consideriamolo, consideratelo come un reportage. E anche se, personalmente, non mi è mai piaciuto usare il termine “guerra” per l’anno e passa che stiamo faticosamente provando a lasciarci alle spalle, prendetelo pure come un “reportage dalle zone di guerra”, quella del Covid e di un’economia che ha un assoluto bisogno di ripartire.

Christian Domizio, vice-presidente provinciale Firenze Confesercenti e attuale presidente di Confesercenti Campi

“I numeri relativi ai danni economici sono tremendi e li divulghiamo quotidianamente. Quindi non ci torno sopra; dico solo che nelle categorie più colpite ci sono attività ormai chiuse da un anno (turismo, teatri, palestre cinema) o da più di 180 giorni come bar e ristoranti. Chi può rimanere aperto, fattura meno del 20%, Nell’ultimo decreto sostegni i ristori, conti alla mano, vanno dal 3% al 5% rispetto al mancato fatturato. Se all’inizio di questa pandemia eravamo scioccati, ora siamo provati. Dopo un anno così da un punto di vista psicologico siamo allo stremo. La tenuta sociale è al limite. Da Draghi ci aspettavamo un cambio di passo che finora non c’è stato. Chiediamo un’accelerazione forte sulla campagna vaccinale. Sono stati commessi errori anche da parte della Regione nella gestione campagna vaccinale e anche qui un cambio di passo è improrogabile. Di cosa abbiamo bisogno? Di una prospettiva di aperture legata a criteri e obiettivi specifici rispetto alla campagna vaccinale”.

Ornella Fantasia, presidente CCN Lastra a Signa

“Decreti, Dpcm, rilanci, sostegni, bonus, superbonus, blocchi licenziamenti, cassa integrazione, voucher, restrizioni, sacrifici, iniezioni di credito, ripartenze: da 14 mesi queste parole risuonano costantemente: dai giorni in cui il motto generale era un incomprensibile “andrà tutto bene” all’ultimo. Da 14 mesi l’iniziale dicotomia tra lavoratori dipendenti e partite Iva tipica del nostro paese ha lasciato il posto a una lacerante schizofrenia: misure di salvaguardia (smart working, cassa integrazione, blocco dei licenziamenti) per i lavoratori dipendenti, nessuna tutela se non le briciole per noi partite Iva che, con immenso coraggio e inaudito spirito di sacrificio, alzando il bandone ogni giorno, partecipiamo attivamente al Pil regionale/ nazionale. Noi commercianti siamo coloro che da 14 mesi centelliniamo le poche risorse per dare priorità ai pagamenti improcrastinabili; che se paghiamo l’affitto del fondo non possiamo comprare il Pc per assicurare la Dad al secondo figlio; e se paghiamo le utenze dobbiamo rimandare i fornitori o siamo costretti a fermare la macchina (che ci serve per il lavoro, ammesso che si possa essere operativi) perché non possiamo rinnovare l’assicurazione. Fino a 15 mesi fa eravamo coloro che non avevano i diritti dei dipendenti; da marzo 2020 non abbiamo nemmeno il diritto di portare risorse in famiglia; e in molti casi abbiamo dovuto bloccare il mutuo, ma anche questa è una misura relativa visto che in media si blocca per sei mensilità. Siamo coloro che pur essendo aperti al pubblico non abbiamo diritto al vaccino che però è stato fatto agli avvocati – che esercitano non in presenza – o alle guardie forestali visto che sporadicamente possono incontrare qualche escursionista. Il settore della ristorazione è stato annientato e ha visto le ultime risorse attribuite a gennaio; e a oggi il loro domani è solo un mega punto interrogativo. Ignoriamo i criteri per cui alcune attività sono state chiuse, visto che all’epoca del primo lockdown tutti gli esercizi hanno ottemperato alle prescrizioni governative. Gioiellerie chiuse e negozi di fiori aperti? Abbigliamento per adulti chiusi ma articoli sportivi aperti? O vogliamo parlare della GDO aperta sette giorni su sette e che, a causa di mancati controlli, è divenuta focolaio di contagi? Non esistono attività non necessarie. Ma il rispetto di noi imprenditori è imprescindibile. Le oltre 100 attività di Lastra a Signa ci sono e vogliono esserci ma non da spettatori o da fruitori delle contenute misure che la sensibilità degli amministratori comunali ha potuto riservare nel corso della prima chiusura. Chiediamo alla Regione meno formalismi e più misure concrete che vanno dalle priorità sanitarie, a una organizzazione di imminenti riaperture e aiuti finanziari concreti. Non siamo abituati a partecipare ai cortei perché ormai siamo troppo piegati sui nostri dolori. Siamo poco inclini alle cerimonie di Palazzo ma chiediamo semplicemente di poter riprendere le nostre attività. Collaboriamo con l’amministrazione e con l’associazionismo e il nostro orecchio non è mai stato sordo alle richieste di aiuto e collaborazione ma questa volta siamo noi a chiedere rispetto”.

Vittoriano Farsetti, presidente CCN Scandicci

“Questa pandemia non può ricadere sulle spalle della Pmi. Oltre alla crisi già esistente nel commercio di vicinato, il Covid ha messo in ginocchio tutte le imprese soprattutto quelle legate al turismo, alla ristorazione e all’alberghiero. Le chiusure delle attività sono state gestite male perché le nostre botteghe non sono i luoghi di diffusione del virus, le aggregazioni avvengono altrove. Gli aiuti alle imprese devono essere più significativi, chi ha perso oltre il 70% del fatturato non può accontentarsi dei ristori previsti, quando si parla di moratoria fiscale deve avvenire in modo totale e per tutto il 2020 e il 2021, gli affitti devono essere ridotti almeno del 50% intervenendo però anche sugli affittuari che non possono vedere ridotte le loro entrate previste e in alcuni casi indispensabili. Blocco dei mutui, finanziamenti, leasing, mettendo in coda senza ulteriori interessi le rate saltate. Queste richieste devono essere sostenute anche dalla politica locale dai singoli Comuni: i sindaci devono muoversi a favore delle attività che tengono vive le città da loro governate altrimenti si ritroveranno a gestire dei dormitori. Devono bloccare tutte le tasse locali per tutto il 2021. Deve essere gestita meglio la vaccinazione e permettere le riaperture di tutte le attività rispettando le regole. Dobbiamo ottenere il passaporto sanitario che permetta di programmare la prossima estate e recuperare i flussi turistici. Durante questa pandemia gli stipendi fissi e le pensioni non hanno subito variazioni, le uniche a essere danneggiate e di parecchio sono state le partite Iva; questa volta hanno avuto danni anche la GDO e gli outlet, gli unici che hanno guadagnato e tanto sono state le piattaforme di vendita on line, loro dovrebbero essere tassati il doppio perché anche per il futuro saranno la causa principale delle nostre chiusure. Quando ci sarà lo sblocco dei licenziamenti la situazione sarà ancora peggiore, organizziamoci”.

Sabrina Piermarini, presidente CCN Sesto Fiorentino

“I negozi di vicinato sono posti sicuri. Abbiamo adottato tutte le norme di sicurezza richieste al momento della riapertura lo scorso anno, spendendo anche dei soldi, pur di lavorare. Inoltre l’adozione dei colori penalizza fortemente alcune categorie commerciali che giustamente non ci stanno a passare da “untori”…”.

I quattro referenti di Confesercenti: Ornella Fantasia, Sabrina Piermarini, Vittoriano Farsetti e Christian Domizio