FIRENZE – “Con il nuovo decreto sostegni in uscita sulla Gazzetta Ufficiale e le percentuali mirabolanti, regole, medie, che vengono annunciate, abbiamo fatto i conti su imprese reali, e il risultato sono indennizzi dal 5% al 7% del fatturato perso (ipotizzando anche perdite molto alte)”. Così si è espresso Nico Gronchi, presidente Confesercenti Toscana, in merito all’approvazione da parte del Governo Draghi del cosiddetto “Decreto Sostegni”.
“Si tratta – aggiunge Gronchi – di una quantità di risorse limitata con conseguenze pesantissime soprattutto per le imprese familiari, in media di minori dimensioni: sommando tutti i ristori, un’attività che fatturava 100.000 euro nel 2019 e ne ha persi 80.000, otterrà in tutto fra i 6.000 e i 7.000 euro. E se per caso non avesse ricevuto le prime tranche, perché esclusa dal codice Ateco, riceverebbe in tutto appena 4.000 euro: il 5% delle perdite. Nel testo del decreto, trovano spazio anche sostegni ad hoc per la montagna, per gli stagionali, per il turismo, per i lavoratori dello spettacolo e il rifinanziamento della cassa integrazione ed è evidente che non si tratta di basare tutto sugli indennizzi, ma su tutta una altra serie di interventi”.
“È in arrivo, ad esempio, – ha continuato Gronchi – un prossimo intervento su moratorie, credito e fisco, ma poiché i numeri sono numeri, se ricevo il 5% di indennizzo, l’altro 95% di perdita perché sono rimasto chiuso come dovrei ammortizzarlo? Se l’obiettivo è salvare il settore – ha poi continuato – c’è bisogno di misure ben più consistenti e robuste”. Gronchi ha ribadito come la propria associazione avesse chiesto con forza di togliere i codici Ateco, di calcolare il calo di fatturato effettivo per tutti e così è stato, ma le aspettative erano ben altre.
“Con questo decreto non si interviene strutturalmente su uno dei comparti motore dell’economia nazionale. Negozi, pubblici esercizi, bar e ristoranti, ambulanti, turismo, ricevono forse un placebo con questo decreto. Allora, visto che i provvedimenti legislativi, di fatto, non incidono sullo stato di salute delle aziende, diventa fondamentale che il settore sia messo nelle condizioni di lavorare. In sicurezza. Aprendo i propri esercizi con tutte le regole del caso. Questo se si vuole davvero salvare le aziende, il lavoro, l’economia reale di questo paese. Non si può assistere alla perdita dell’occupazione in centinaia di migliaia di aziende ed alla cancellazione di un settore costruito dalle generazioni che ci hanno preceduto”.