Crac CCF, dopo la sentenza le reazioni di una Campi (comunque) “stordita”

CAMPI BISENZIO – Se ieri è stato il giorno della sentenza, per quanto riguarda il crac del Credito Cooperativo Fiorentino e tutti i filoni d’inchiesta collegati, oggi è il giorno delle reazioni. Con una Campi che comunque si è risvegliata “stordita”, sotto un cielo grigio, colpita da una vicenda che, è innegabile, ha segnato e […]

CAMPI BISENZIO – Se ieri è stato il giorno della sentenza, per quanto riguarda il crac del Credito Cooperativo Fiorentino e tutti i filoni d’inchiesta collegati, oggi è il giorno delle reazioni. Con una Campi che comunque si è risvegliata “stordita”, sotto un cielo grigio, colpita da una vicenda che, è innegabile, ha segnato e segnerà la storia del nostro territorio. Come sono lontani oggi i giorni della festa per il centenario della banca, il tendone nel parco di Villa Rucellai, le gag con Fiorello. Già perchè Campi Bisenzio ha sempre fatto della “banchina” uno dei suoi fiori all’occhiello e che ieri, da qualsiasi parte si voglia vedere – e “giudicare” – la vicenda, nonostante tutto ne è uscita sconfitta. La fine di un’epoca è stata decretata alle 16.40 del 2 marzo 2017 con la lettura, da parte del presidente del collegio Mario Profeta, delle dieci pagine del dispositivo che ha accolto quasi completamente la ricostruzione dei Pm, il procuratore aggiunto Luca Turco e il sostituto Giuseppina Mione: “Verdini – questa la sintesi della loro requisitoria – ha utilizzato la banca come un bancomat, soddisfacendo interessi personali e dei suoi amici in affari”. “Di vedere il viale Buozzi su tutti i telegiornali per il fallimento della “banchina” e del Verdini, ne facevo volentieri a meno, ha scritto un campigiano su Facebook. Ma le reazioni maggiori sono state quelle relative al livello di fiducia nei confronti della legge italiana: “Non faranno neanche un giorno di carcere…”. Quel che è certo è che gli avvocati della difesa hanno già promesso battaglia e ricorreranno in appello. Agli atti resta quanto disposto dal tribunale: Verdini e l’ex consiglio di amministrazione del CCF dovranno versare un risarcimento alla Banca d’Italia e alla presidenza del Consiglio dei ministri, ovvero una provvisionale immediatamente esecutiva di 175.000 euro a favore della prima e di 2 milioni e mezzo per la seconda. Nei confronti del senatore di Ala e dei due “board” di Ste e Settemari, le società che pubblicavano “Il Giornate della Toscana” e il settimanale “Metropoli”, ordinata inoltre la confisca di poco più di 9 milioni di euro. Il quadro della situazione, insomma, sta diventando ogni giorno sempre più chiaro: “Chi è Verdini, chi sono Verdini e i suoi sodali – dice un altro campigiano che vuole restare anonimo – lo sappiamo benissimo, al di là delle sentenze. E che questa gente abbia determinato per anni i destini di un paese è cosa che fa rabbrividire. Non solo a livello politico”. E ancora: “Resta un dato di fatto: che un parlamentare, leader di un partito decisivo per le sorti del governo, che da anni decide i destini del nostro Paese, sia stato condannato pesantemente da un tribunale, dopo altre condanne (prescritte). E non per aver rubato le mele dal fruttivendolo”. “Diamo tutte le responsabilità che ha a Verdini – aggiunge – ma non dimentichiamo quelli che erano e sono ancora al suo fianco…”.