Crac Credito Cooperativo: 9 anni a Denis Verdini, 5 anni e 10 mesi a Fabrizio Nucci, ex direttore di Metropoli

CAMPI BISENZIO – Nove anni a Denis Verdini. E’ questa la pena decisa in primo grado dai giudici di Firenze per il crac dell’ex Credito Cooperativo Fiorentino che vedeva tra i 34 imputati anche l’ex presidente dell’istituto bancario e attualmente coordinatore di Ala. Condannati anche i costruttori pratesi Riccardo Fusi e Roberto Bartolomei a 5 […]

CAMPI BISENZIO – Nove anni a Denis Verdini. E’ questa la pena decisa in primo grado dai giudici di Firenze per il crac dell’ex Credito Cooperativo Fiorentino che vedeva tra i 34 imputati anche l’ex presidente dell’istituto bancario e attualmente coordinatore di Ala. Condannati anche i costruttori pratesi Riccardo Fusi e Roberto Bartolomei a 5 anni e 6 mesi. Condannato anche il deputato di Ala Massimo Parisi: due anni e sei mesi per la truffa ai danni dello Stato per i contributi pubblici all’editoria, per il ruolo da lui rivestito nella galassia dei giornali della Società Toscana di Edizioni. Il parlamentare è stato uno dei più stretti collaboratori di Verdini e i pm avevano chiesto una condanna a sei anni. Tutti assolti invece dall’associazione a delinquere. Per Verdini, Bartolomei e Fusi stabilita anche l’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Il collegio che doveva giudicare gli imputati era entrato in camera di consiglio venerdì scorso. Alcuni degli imputati dovevano rispondere inoltre di truffa ai danni dello stato per i fondi dell’editoria andati alla Ste, la società che pubblicava Il Giornale della Toscana e Metropoli Day.
La sentenza di oggi, insomma, segna comunque un momento di svolta nel mondo della politica e dell’editoria italiana. Una sentenza che, comunque andrà a finire la vicenda nei prossimi gradi di giudizio, è destinata a restare nella storia giudiziaria e non del nostro paese. Da venerdì a oggi, giorno dell’inizio della camera di consiglio, sono stati giorni lunghi, non solo per Campi, fino alla lettura odierna del dispositivo da parte del giudice Mario Profeta. I pubblici ministeri Luca Turco e Giuseppina Mione, lo scorso 12 gennaio, dopo una requisitoria andata avanti per cinque udienze, avevano chiesto per il senatore di Ala, imputato tra l’altro per bancarotta e truffa ai danni dello Stato per quanto riguarda i fondi per l’editoria, la condanna a 11 anni. La sentenza ha invece ridotto la pena a nove riconoscendo irregolarità nell’erogazione dei fondi per l’editoria limitatamente agli anni 2008 e 2009. Pene fra 5 e 6 anni, invece, per la governance del Ccf di cui Verdini, per 20 anni e fino al luglio 2010, era presidente. Detto di Verdini e Parisi, condannati fra gli altri anche Piero Italo Biagini, all’epoca direttore generale dell’istituto di credito (6 anni) e Fabrizio Nucci (5 anni e 10 mesi più l’interdizione perpetua dai pubblici uffici): in questo caso la condanna è arrivata alla fine di un lungo processo che vedeva Nucci imputato come ex consigliere di amministrazione del Credito Cooperativo Fiorentino e come ex amministratore unico della Settemari, la società che editava Metropoli.  Nelle pieghe della sentenza Nucci, al pari di altri, è stato condannato anche al risarcimento dei danni alla presidenza del consiglio dei ministri da liquidarsi in altra sede. E al pagamento, sempre insieme a altri imputati, di una provvisionale immediatamente esecutiva alla presidenza del Consiglio dei ministri da 2 milioni e mezzo di euro; al pagamento della costituzione come parte civile della presidenza del Consiglio dei ministri e di Banca d’Italia (40.000 euro); ai danni nei confronti di Banca d’Italia (175.000 euro di provvisionale immediatamente esecutiva). Infine, è stata prevista la confisca di beni per oltre 4 milioni di euro in merito ai contributi alla Settemari del 2008 e 2009.
“Ste, Sette Mari e una costellazione di società di servizi specializzate in grafica, pubblicità, agenzia stampa, radio e altro – ha spiegato il pm Giuseppina Mione – costituivano un gruppo societario di fatto che faceva riferimento a Verdini e dove le società service operavano quasi esclusivamente per la Ste e la Sette Mari”. “In questo modo – ha continuato Mione – nel gruppo di Verdini si realizzava una conduzione unitaria per raggiungere fini più importanti, economici, finanziari, fiscali sia con una specie di “fatturazione circolare” infragruppo per prestazioni e servizi fra le società, sia per rappresentare all’esterno una base con cui giustificare la richiesta di contributi per l’editoria”.