De Franco (Lega): “Il corretto funzionamento del consiglio comunale non può essere ridotto a una “scaramuccia” di partito”

SIGNA – Non accenna a placarsi il dibattito dopo l’ultimo consiglio comunale. Alle parole del segretario del Pd signese, Federico la Placa, pubblicate anche sulla pagina Facebook dello stesso partito, è seguita la replica del capo gruppo della Lega, Vincenzo De Franco: “E’ stupefacente – dice De Franco – come il segretario del Pd, La […]

SIGNA – Non accenna a placarsi il dibattito dopo l’ultimo consiglio comunale. Alle parole del segretario del Pd signese, Federico la Placa, pubblicate anche sulla pagina Facebook dello stesso partito, è seguita la replica del capo gruppo della Lega, Vincenzo De Franco: “E’ stupefacente – dice De Franco – come il segretario del Pd, La Placa, abbia ridotto temi di rilievo politico istituzionale, che attengono al corretto funzionamento del consiglio comunale, ai suoi organi e regolamenti, a una “scaramuccia” di partito. Evidentemente, mentre nell’ultimo consiglio comunale illustravo le ragioni, di fatto e di diritto, di argomenti così gravi, La Placa era distratto; in ogni caso, nello sminuirne la portata, palesa la poca sensibilità verso l’ordinato e democratico funzionamento delle istituzioni comunali. Certamente non pretendo che il segretario del Pd signese conosca la disciplina sugl’enti locali e il regolamento del consiglio comunale signese, ma le questioni che erano già state portate nella conferenza dei capi gruppo e che lo hanno lasciato così indifferente erano serie e articolate. Tuttavia, il presidente del consiglio e la maggioranza hanno deciso di soprassedere su ogni decisione così creando un problema di legittimità della stessa seduta consiliare a proseguire nei lavori”.

Entrando nel merito della questione, “ai termini dell’articolo 15 del regolamento del consiglio comunale, – continua De Franco – se un consigliere, nel corso del suo mandato, decide di staccarsi dal gruppo in cui è stato eletto, non può acquisire “da solo” le prerogative proprie dei gruppi consigliari, quindi non può partecipare alle commissioni o ricoprire ruoli elettivi, quale presidente di commissione o vice-presidente del consiglio e così via dicendo. Se però a “staccarsi” è più di un consigliere, questi possono costituire il Gruppo Misto, cosa che nei fatti si è verificata a Signa. I consiglieri Scala e Morelli si sono staccati dal gruppo della Lega e hanno costituito il Gruppo Misto, ricoprendo il consigliere Morelli, la carica di vice-presidente del consiglio e Scala di capogruppo. Poi, il 10 maggio scorso il consigliere Scala ha dato le proprie dimissioni dal Gruppo Misto chiedendo di rientrare nel gruppo Lega. Il problema che il segretario del Pd vorrebbe minimizzare consiste nel fatto che, a oggi, il consigliere Morelli si troverebbe da solo in un Gruppo Misto non esistente ai termini del regolamento, dopo le dimissioni del consigliere Scala, con la carica di vice-presidente del consiglio che non potrebbe ricoprire”.

“Nel corso della conferenza dei capi gruppo, il presidente del consiglio ha proposto una singolare quanto non condivisibile interpretazione che dimostra in tutta la sua evidenza i limiti del nostro regolamento comunale: poiché il Gruppo Misto è stato costituito, a nulla rileverebbe che lo Scala si sia dimesso, perché Morelli rimarrebbe comunque nel Gruppo Misto del quale ne sarebbe anche capo gruppo. Peccato, però, che il nostro regolamento comunale preveda una netta incompatibilità fra la carica di vice-presidente e capogruppo di un gruppo consiliare. In sostanza il nostro Consiglio comunale sta operando in assenza di una valida nomina del vice-presidente, questione che il Pd fa finta di non vedere e che minimizza. Ora poiché la Legge, lo Statuto e il regolamento del consiglio comunale prevedono la nomina del presidente e del vice-presidente, fin dalla prima seduta in ragione della loro necessaria funzione di garanzia del corretto funzionamento del consiglio, ciò che era stata sollevata in conferenza dei capigruppo prima e in sede consiliare dopo era proprio l’assenza di un vice-presidente e la condizione non regolare di un consigliere. Prendo atto del fatto che, secondo La Placa, il corretto funzionamento del consiglio comunale è tema che non dovrebbe interessare i signesi. Altro nodo rilevante che è stato affrontato è la vetustà, frammentarietà e opacità del regolamento comunale che questa maggioranza si ostina a non voler cambiare o integrare. Basti pensare che detto regolamento, in vigore dal 2005, non ha mai previsto la commissione di garanzia e controllo e non ha mai attuato il titolo secondo dello Statuto relativo alla partecipazione popolare che pure le minoranze hanno reiteratamente richiesto”.

“Quanto al disegno di legge Zan – conclude De Franco – ribadisco come un tema di tale portata sia inutile trattarlo in sede consiliare. E tuttavia, vorrei far osservare come, anche nella nuova formulazione del decreto, al di là della lesione alla libertà di espressione tutelata dall’articolo 21 della Costituzione, si pretenderebbe di punire con reclusione fino a un anno e sei mesi e con la multa fino a 6.000 euro chi “istiga a commettere o commette atti di discriminazione per motivi […] fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere o sulla disabilità”, senza però chiarire in che cosa debbano consistere (o non consistere) le condotte antigiuridiche, in palese violazione dei principi di tassatività e determinatezza che devono connotare le fattispecie incriminatrici”.