Decreto anti delocalizzazioni e Confindustria: Potere al Popolo “bacchetta” il Pd, Anpit Firenze esprime solidarietà

CAMPI BISENZIO – Come era prevedibile, il dibattito sul decreto anti delocalizzazioni, con particolare riferimento alla Gkn di Campi Bisenzio, si fa ogni giorno più acceso. Anche a livello locale. Con prese di posizione più o meno critiche. “Luglio, in Italia, – si legge in una nota di Potere al Popolo Firenze – è iniziato […]

CAMPI BISENZIO – Come era prevedibile, il dibattito sul decreto anti delocalizzazioni, con particolare riferimento alla Gkn di Campi Bisenzio, si fa ogni giorno più acceso. Anche a livello locale. Con prese di posizione più o meno critiche. “Luglio, in Italia, – si legge in una nota di Potere al Popolo Firenze – è iniziato con lo sblocco dei licenziamenti e l’annuncio della chiusura di numerosi stabilimenti produttivi, multinazionale dopo multinazionale: Giannetti Ruote, Gkn, Whirlpool, Timken solo per fare alcuni esempi. Praticamente in nessun caso il motivo è un bilancio in profondo rosso. In molti, invece, è la volontà di cessare la produzione qui per spostarla altrove, dentro e fuori i confini dell’UE. Mentre la vita quotidiana di milioni di lavoratori da decenni fa i conti con il fenomeno delle delocalizzazioni, la politica istituzionale è vissuta su un altro pianeta. In Italia, a oggi, non c’è una norma che offra una rete di protezione ai lavoratori e impedisca comportamenti predatori da parte delle aziende. Questo vuoto pare stia finalmente per essere colmato. Il ministro del lavoro, Andrea Orlando (Pd) e il vice-ministro allo sviluppo economico (MISE), Alessandra Todde (M5S), hanno presentato una prima bozza di disegno di legge per affrontare la questione”.

“Una norma contro le delocalizzazioni – continua il comunicato – dovrebbe servire a rendere più complicato chiudere qui per aprire altrove; a tutelare i posti di lavoro di migliaia di persone e a proteggere l’apparato produttivo di un Paese da un ulteriore avanzamento del processo di desertificazione industriale. La bozza Orlando-Todde permetterà di raggiungere questi obiettivi? Decisamente no. Lo diciamo in premessa: rischia di essere una misura per permettere a Pd e M5S di piantare una bandierina, di poter dire che loro sono dalla parte dei lavoratori, ma senza che nei fatti cambi nulla. Orlando, replicando all’attacco sferrato dal leader di Confindustria Bonomi, che dal meeting di Comunione e Liberazione ha commentato la bozza parlando di logica “punitiva” e rinfacciando i 58 miliardi di debiti che la pubblica amministrazione ha nei confronti dei fornitori, rivela quella che è la logica di fondo del provvedimento: “A qualcuno evidentemente piace il fatto che la gente venga licenziata via WhatsApp. A me no…”. Altro che provvedimento efficace volto a “garantire la salvaguardia del tessuto occupazionale e produttivo”, come richiesto dai lavoratori e dalle nostre comunità. Il ministro Orlando si preoccupa più che altro della forma”.

“Una politica per la nostra gente dovrebbe raccogliere queste istanze e trasformarle in norme conseguenti. Smettendo di fare da “scendiletto” per Confindustria. Qui si tratta di inventare la strada del futuro, perché queste chiusure e questi licenziamenti non saranno gli ultimi. C’è bisogno di una politica industriale degna di questo nome e che non sia solo bonus e incentivi per le aziende; capace di affrontare una vera transizione ecologica, con un protagonismo attivo del pubblico”.

“Nell’esprimere la nostra completa solidarietà a Confindustria Firenze – dice Giorgio Gargiulo, presidente di Anpit Firenze, associazione datoriale – non possiamo che concordare con la posizione espressa da Carlo Bonomi al Meeting di Rimini. Un decreto del genere può toglierci l’ultimo barlume di speranza di essere attrattivi per gli investimenti esteri. Invece di cercare di disincentivare le delocalizzazioni, una strategia di una piccineria sconcertante, costruiamo condizioni favorevoli all’impresa attraverso riforme e infrastrutture, come fanno tutti i nostri concorrenti esteri”.