Diario della prof. Meri Coscarelli “La cosa bella del vivere? Avere un passato” (9)

CALENZANO – Si sta a casa, ma in alcuni casi si lavora, da soli. E’ lo smart working, un modo “agile” di proseguire l’attività, in solitudine, mentre fuori piove e questa primavera sembra autunno e ci porta nel passato. Che poi è la cosa bella, quella di avere un passato, come dice nel suo diario […]

CALENZANO – Si sta a casa, ma in alcuni casi si lavora, da soli. E’ lo smart working, un modo “agile” di proseguire l’attività, in solitudine, mentre fuori piove e questa primavera sembra autunno e ci porta nel passato. Che poi è la cosa bella, quella di avere un passato, come dice nel suo diario la prof. Ecco un’altra pagina del “diario della prof Meri Coscarelli”.

“Oggi mi sto deliziando a rimettere insieme le poesie scritte dai miei ragazzi. Alcune sono già pronte. Altre da stampare e da risistemare. Fuori è una giornata grigia. Piove. Anzi: diluvia. Uffa!! Il tempo dovrebbe, però, rendersi conto che già c’è il Covid19 e che dobbiamo stare in casa. Non può dimenticarsi di noi. Ci deve regalare il sole. Ci deve regalare quell’aria piacevole che, alla sottoscritta, fa tanto bene al corpo e allo spirito. Da queste parole si capisce qual è la mia stagione preferita. Del resto come potrebbe essere diverso? Ho fatto colazione per 17 anni guardando il mare, il mio mare. Il mio Ionio. Fra le bellissime poesie che sto leggendo e i ricordi della mia adolescenza mi è scaturita una idea malsana. Mah! La metto in pratica? Ma sì! Mi cimento anche io. Chiudo gli occhi e faccio un salto nel passato. Nel mio passato. Eccolo: ve lo presento.

“Vorrei dedicarti qualche parola
Vorrei dedicarti tutto il mio amore
Vorrei dedicarti le mie sconfitte e le mie vittorie
Vorrei dedicarti il mio pianto e la mia gioia
Vorrei dedicarti tutta la mia infanzia e la mia gioventù
le mie paure e le mie delusioni
Vorrei dedicarti le nostre confidenze e le sue consolazioni ascoltando: ‘Camminiamo sulla spiaggia che il bambino almeno gioca…’
Vorrei dedicarti le trasferte di pallavolo con un gruppo
di giovani pazzerelle e
con gran voglia di darti lustro
Vorrei dedicarti tutto quello che hai offerto al mio viso ancora intatto
ora che, invece, dei solchi profondi lo solcano inesorabilmente
Vorrei dedicarti i giri in vespa con la speranza di non essere scoperta con la mia Maggie e i suoi capelli ancora più lisci grazie al vento che li accarezzava dolcemente
Vorrei dedicarti i momenti nascosti con la mia amica di banco, di scout, di pallavolo, di “innocenti avventure” o di “giornate uggiose”
Vorrei dedicarti le serate nella mia cameretta che per noi 2, amica d’estate e delle vacanze, sembrava sempre più stretta
Vorrei dedicarti i sogni sfumati
e i desideri mai realizzati.
Ma vorrei anche dedicarti la mia spensieratezza e le serate al nostro amato lido, complice dei nostri sogni meravigliosi
O le serate in spiaggia con una chitarra, con gli amici di una vita
e con i nuovi acquisti estivi, alcuni tanto amati e mai dimenticati
Vorrei dedicarti le canzoni stonate, urlate al cielo
da pietre che sembravano piume
Vorrei dedicarti i miei anni di scuola, i miei progetti, i miei tentativi di crescere facendo a volte scelte sbagliate…
Vorrei dedicarti il mio abbandono verso una città che i jukebox,
quell’estate del 1981, associavano a una canzone triste, triste, triste
Città che non è riuscita a cambiarla
Ma che le ha dato una nuova vita,
le ha dato nuovi progetti e regalato nuovi sogni bellissimi.
Ma nonostante il mio tradimento
Ti dedico tutta la mia vita e il mio amore:
Bellissimo paesello mio,
Trebisacce mio adorato”

Forse mi sono fatta prendere la mano? Fra poesie e ragazzi, fra nomi di miei alunni e di mie alunne che coincidono con volti mai dimenticati, insomma: mi sono lasciata davvero prendere la mano. Anzi: la penna è diventata padrona della mia mano. E ha preso il sopravvento su questo foglio. E sì, il foglio è sempre il foglio. Tutto bianco che aspetta di essere esplorato, di essere vissuto. Che aspetta di svolgere bene il suo compito. Perché sa di poterlo fare. E voi, ragazzi, siete sempre bravi? Vi state godendo questa nuova intimità familiare? Una curiosità: ma avete provato a cucinare con le vostre mamme? Vi piacerebbe cucinare un piatto spagnolo? Fatemi sapere. Vi invierò volentieri una ricetta. Ma, se decidete di farlo, aspetto la foto, ok? Buen provecho (buon appetito).
Ma, soprattutto, buona giornata uggiosa a tutti
la prof Meri Coscarelli”.