Disturbi dell’ansia: Andrea Barni, psicologo e psicoterapeuta del Centro MeMe racconta come il Covid ci ha cambiato

CAMPI BISENZIO – Disturbi dell’ansia e della personalità più presenti nella nostra vita dopo l’arrivo del Covid che ha modificato i nostri stili di vita. Il Covid ha anche cambiato il nostro concetto di sicurezza, influenzando e variando le necessità di formazione degli operatori sanitari impegnati nell’emergenza, che si sono trovati spiazzati e in difficoltà. […]

CAMPI BISENZIO – Disturbi dell’ansia e della personalità più presenti nella nostra vita dopo l’arrivo del Covid che ha modificato i nostri stili di vita. Il Covid ha anche cambiato il nostro concetto di sicurezza, influenzando e variando le necessità di formazione degli operatori sanitari impegnati nell’emergenza, che si sono trovati spiazzati e in difficoltà. Andrea Barni è uno psicologo e psicoterapeuta che al Centro MeMe si occupa della formazione e consulenza sul rischio clinico e della sicurezza dei pazienti, oltre al suo ambulatorio.

“Mi occupo di formazione sul rischio clinico, mettendo a disposizione la mia esperienza come referente sicurezza Covid-19 presso strutture sanitarie private accreditate. – racconta Barni – Svolgo inoltre libera professione come psicologo-psicoterapeuta ad indirizzo cognitivo comportamentale, mi occupo di disturbi dell’umore, di ansia, di personalità, di stress, di psicologia dell’arco di vita e partecipo come professionista di Centro MeMe al Progetto Soleterre – Fondo psicologico nazionale gratuito per vittime del covid-19”.

Al Centro MeMe arriva, come racconta Barni “stimolato dalla curiosità di poter allargare la rete dei professionisti con cui lavoro, costruire assieme dei progetti mettendo in sinergia diverse discipline e competenze, per offrire risposte professionali e innovative alle diverse domande di aiuto che emergono spesso nella professione di psicologo e psicoterapeuta”. E si rende conto che questo aspetto può portare a nuove strade da intraprendere. “Ho sin da subito intuito – racconta – che poteva trattarsi di un’occasione da cogliere, un’opportunità per sviluppare e accrescere nuove competenze negli ambiti in cui lavoro, non solo della libera professione ma anche nella formazione e nella consulenza in Sanità”.

Oggi la nostra quotidianità è stata stravolta con la pandemia e i compiti per chi lavora in un settore delicato come quello del benessere psicofisico si sono elevati enormemente: all’aumento delle richieste di aiuto è stato necessario trovare in fretta metodi innovativi da parte dei professionisti per fornire le risposte adeguate.

“Credo che il Covid abbia influito veramente in ogni ambito della vita di tutti, non esiste un contesto professionale e personale, una relazione, un contesto in cui il Covid non abbia messo piede o non abbia prodotto degli effetti. – spiega Barni – Nella professione le barriere previste per la sicurezza, mascherine, distanziamento etc.. hanno modificato l’ambiente e il setting terapeutico, ‘facendo sentire la loro presenza’. Sono aumentate le richieste di terapia in videochiamata o in remoto, tipologia a cui onestamente prima non ero per niente abituato e che all’inizio ho avuto fatica ad adattarmi. Ma certe forme di supporto psicologico in remoto in certi casi sono state inevitabili e utili, soprattutto per persone che si sono trovate in isolamento per Covid-19, a volte anche molto a lungo e con molto disagio. I pazienti non sempre si sono sentiti a loro agio, probabilmente le prime volte che ho utilizzato questa modalità è stato difficile anche per me e ha richiesto una flessibilità non indifferente”.

Cosa chiedono le persone in questo periodo?

“Le persone chiedono sempre di essere aiutate a migliorare la loro qualità della vita, – prosegue Barni – e chiaramente in epoca di pandemia sono emerse criticità nuove, che si intrecciano con la soggettività e la personalità unica e irripetibile di ciascuno. In generale più che fornire risposte nel mio lavoro cerco di aiutare i pazienti anche a focalizzare e a porsi delle domande, stimolando loro stessi a trovare le risposte più funzionali e in linea con i loro bisogni concreti e attuali. La pandemia in generale ha rappresentato, e sta rappresentando per tutti un fattore di rischio e di stress molto rilevante, spesso l’impatto di tale situazione ha contribuito a slatentizzare, a far riemergere o ad acuire disturbi somatici, di ansia, conflitti interpersonali del tono dell’umore, soprattutto in chi aveva una precedente vulnerabilità personale. Credo che per tutti sia stato necessario individuare nuove abilità per fronteggiare questo momento di emergenza, mettersi in discussione e provare a percepirsi in modo diverso rispetto a prima; raggiungere un adattamento ad una situazione inaspettata e fortemente limitante non per tutti è stato un percorso semplice, soprattutto per chi ha sofferto di lutti, traumi o di problemi economici a causa della pandemia”.

Ci sono storie che l’hanno colpita più delle altre?

“Tutte le storie sono particolari, uniche, irripetibili; – dice Barni – i pazienti provano a far emergere in terapia una parte della loro esistenza che in generale in questo momento viene spesso messa a confronto con la dimensione dell’incertezza, del senso di precarietà, della invisibilità del pericolo e della minaccia: è importante non perdere di vista che il nemico è il virus, non le persone con cui ci rapportiamo. Trovare un equilibrio, un compromesso tra ciò che è opportuno fare per stare in sicurezza e ciò che serve per farci stare bene spesso non è facile, le persone esprimono il bisogno di essere aiutate a trovare una sintesi non eccessivamente rigida e conflittuale tra queste due polarità”.

E per quanto riguarda gli operatori sanitari?

“Li abbiamo aiutati con sopporto psicologico e corsi di formazione ad hoc. – risponde Barni – Dall’inizio del 2021 abbiamo fatto come Centro Meme 4 edizioni del Corso per Facilitatore per la gestione del rischio clinico, all’interno del quale più volte abbiamo affrontato il tema della pandemia e della gestione della crisi, parlando insieme di come affrontare la situazione per garantire la migliore assistenza sanitaria ai nositr pazienti. Il covid ha coinvolto tutti. Noi operatori compresi, che dobbiamo mantenerci lucidi per sostenere i cittadini al meglio”.