Dominijanni (Pd): “Dobbiamo metterci in ascolto della gente”

SESTO FIORENTINO – Si è svolta a Coiano l’assemblea provinciale del Pd di Prato. E uno degli interventi più sentiti, oltre che più attesi, è stato sicuramente quello di Andrea Dominijanni, membro della Direzione provinciale del Partito Democratico e coordinatore di Adesso Prato, l’associazione culturale e politica nata in città nel 2013 sull’onda dell’impegno dei […]

SESTO FIORENTINO – Si è svolta a Coiano l’assemblea provinciale del Pd di Prato. E uno degli interventi più sentiti, oltre che più attesi, è stato sicuramente quello di Andrea Dominijanni, membro della Direzione provinciale del Partito Democratico e coordinatore di Adesso Prato, l’associazione culturale e politica nata in città nel 2013 sull’onda dell’impegno dei comitati renziani alle primarie del Pd. “Renziano” dalla prima ora, Dominjianni è molto conosciuto anche nella Piana (ha un’attività a Sesto Fiorentino). Qui di seguito ecco le sue parole:

“Il mio intervento vuole essere una presa di coscienza, degli errori che sono stati commessi, perché questo è innegabile, ma anche di tutto quello che possiamo e dobbiamo fare per risollevarci, per tornare a essere quel partito che solo il 25 gennaio 2014 era arrivato al 40,81% dei consensi, non stiamo parlando del nel secolo scorso. Per chi come il sottoscritto ha iniziato con le primarie del 2012 e quindi non ha una lunga militanza politica alle spalle, e ha cominciato la sua attività proprio grazie a Matteo Renzi questo è uno dei momenti indubbiamente più tristi. I dati sono chiari, abbiamo perso una valanga di voti e dobbiamo porci degli interrogativi. Partiamo proprio da Renzi se permettete e dal cosiddetto “renzismo”: sicuramente Matteo ha avuto le sue responsabilità, una su tutte negli ultimi periodi ha fatto poco il “Renzi” innovatore, trascinatore, radicale e modernizzatore della politica, lasciando cosi ad altri questi spazi. Ma al tempo stesso penso anche che sia arrivato il momento di smettere di “enfatizzare”, anche al nostro interno, come se non bastasse tutto quello che ci arriva dall’esterno, tutta questa negatività nei suoi confronti, non può essere stata soltanto colpa sua.

Se la smettessimo di guardare solo in casa nostra ma anche a cosa sta succedendo nel resto d’Europa, dove in pratica la sinistra o il centro-sinistra non governano da nessuna parte, ci renderemmo conto che la situazione attuale é la conseguenza di tante problematiche nazionali e non che ci stanno attanagliando, quasi soffocando. Personalmente resto dell’idea che l’Italia era un paese, fermo da 30 anni e nel periodo di tempo in cui prima Matteo Renzi e poi Paolo Gentiloni sono stati presidente del consiglio, questo immobilismo è stato sbloccato e non poco.

Non starò qui a rifare l’elenco delle cose fatte o delle leggi che finalmente hanno visto la luce e che la società civile aspettava da decenni e che rappresentano a tutti gli effetti un significativo passo in avanti per tante persone che prima non potevano rivendicare i loro diritti (..). In queste settimane, in questi mesi ne ho sentite di cotte e di crude, come per esempio che dobbiamo ripartire dai circoli. Giusto ci mancherebbe ma non basta; là fuori c’è una marea di gente che dobbiamo essere in grado di capire e comprendere e di recuperare, persone che rappresentano lo specchio della società che magari non è quella che a noi piace certo, che ha delle priorità che non sono sempre le nostre, ma è questo il lavoro che ci aspetta.

Penso all’università, alle associazioni, al mondo del lavoro, è da qui che dobbiamo ripartire, creando una nuova rete di persone che possono diventare i nostri referenti, attivando un continuo feedback con chi entrerà a far parte di questa rete, ascoltando e anche discutendo attivamente con queste e tutte le persone, rigenerando una nuova appartenenza democratica. Magari ascoltando lo sottolineo di più e meglio di quanto non abbiamo fatto finora le reali esigenze della gente.

Prendiamo come esempio il tema della sicurezza: dovremo essere abili e capaci nel rispondere a ciò che la gente ci chiede. Con maggiore chiarezza, senza chiuderci a riccio e, perché no, anche con più informazioni su quello che stiamo facendo. Bisogna stare vicino alle persone non lasciarle sole. Io, come tanti militanti, ho creduto e partecipato al progetto politico del Pd. Non facciamo in modo che venga meno. Ci vogliono coraggio, sobrietà, rigore, umanità, capacità, passione politica e soprattutto umiltà, dobbiamo ritrovare quei valori e quelle caratteristiche che come detto prima, solo poco tempo fa ci hanno permesso di conquistare oltre il 40% dei consensi. Solo così consentiremo al Partito Democratico di riconnettersi efficacemente con la gente, io personalmente non vedo altre strade da percorrere e mi terrò bene su questa che ho cercato di illustrarvi”.

Andrea Dominijanni