Don Daniele Centorbi: “Risuoni in tutto il mondo l’annuncio di Pasqua. Noi le campane di Dio che lo annunciano”

FIRENZE – Don Daniele Centorbi è il vice-parroco di San Jacopino, a Firenze, dove è parroco don Fulvio Capitani, campigiano doc. Ma soprattutto è l’assistente spirituale della sottosezione Firenze Nord dell’Unitalsi, quella che racchiude appunto i Comuni della Piana. A lui abbiamo chiesto una riflessione per questo giorno di Pasqua, che non “guardi” soltanto all’oggi ma […]

FIRENZE – Don Daniele Centorbi è il vice-parroco di San Jacopino, a Firenze, dove è parroco don Fulvio Capitani, campigiano doc. Ma soprattutto è l’assistente spirituale della sottosezione Firenze Nord dell’Unitalsi, quella che racchiude appunto i Comuni della Piana. A lui abbiamo chiesto una riflessione per questo giorno di Pasqua, che non “guardi” soltanto all’oggi ma che sia – è la speranza di tutti – anche di buon auspicio per il futuro.

Scrivo questo pensiero, dopo aver concluso la Veglia Pasquale. Una Veglia strana, che giunge oggi in questo contesto: quarantena, virus, morti, sofferenza, solitudine, restrizioni alla libertà, paura per il domani. Con il parroco (don Fulvio, n.d.r.) abbiamo fatto una scelta particolare, abbiamo scelto di darci un segno e iniziare la celebrazione alle 5 del mattino quando ancora è buio, quando ancora regnano le tenebre e l’oscurità, quando ancora manca la luce e la speranza è attaccata solo all’attesa che il sole verrà.

Ero euforico all’inizio, forse attaccato alla superbia di aver fatto una scelta originale; ma poi vi confesso che, stupidamente, a un tratto ho avuto paura che il sole non sorgesse perché non vedevo il bagliore, non vedevo nessun segno. E lì un fremito: e se tutto fosse sbagliato, e se non avesse avuto senso, e se fosse tutto finito? E se e ma: a Firenze si dice che i se e i ma sono dei bischeri ed è vero, la mia anima non si dava pace, cercava dei segni ma non li trovava. Solo a un tratto una voce, una luce in fondo al cuore: tranquillo il sole non può non sorgere! E infatti poco dopo eccolo in tutto il suo splendore, in tutta la sua forza che lentamente ma inesorabilmente faceva luce intorno a noi, dentro di noi.

È la stessa esperienza di queste donne che, colme di tristezza, con gli occhi ancora intrisi del dolore inflitto a Gesù e con il cuore spezzato vanno a onorare il corpo morto del loro amato maestro. Le vedo camminare lentamente a testa bassa: non può essere finito, non può essere svanito, non ci possiamo essere sbagliate e, a un tratto, una luce in fondo al cuore, il maestro, il Signore, l’Amore fatto carne non può svanire non può non sorgere. Ed ecco la meraviglia, lo stupore, è vivo è risorto e corrono corrono con timore e gioia grande perché questo annuncio non può non sorgere, non può non brillare nella via dei fratelli e di ogni uomo.

È da quella notte, è da quella tenebra, è dal quel dolore che si irradia nel mondo la luce di Pasqua la luce di resurrezione. E allora è dalla notte di questo nostro tempo, in questo oggi nel quale sentiamo la forza della fragilità e la forza della morte, dove sentiamo il desiderio di vita e di paradiso che risplende la luce e la forza dell’amore di Dio, della sua vita e della sua risurrezione: Cristo è Risorto, la Vita ha vinto la morte, siamo fatti di eternità.

Oggi a mezzogiorno le campane suoneranno con gioia, faranno riecheggiare l’alleluia pasquale ed entreranno nelle nostre case, ecco io vi dico: facciamoci testimoni, annunciatori di questa gioia, diventiamo noi le campane che gridano che la vita vince e che il sole splende e splenderà alto. E se qualcuno ancora non vede questa luce, portiamola chiniamoci e sussurriamo con amore al suo orecchio: non temere il Signore non può non sorgere!