Don Momigli: “L’uomo non può vivere senza sperare e senza amare: Gesù ci insegni a guardare il volto delle persone”

CAMPI BISENZIO – E’ un appuntamento che si rinnova ogni anno in occasione delle festività natalizie. Una riflessione sul periodo che stiamo vivendo, ma anche per provare a proiettarci nel futuro. Partendo da uno dei capisaldi della nostra storia e di questo paese: il Presepe. Insomma, ci fa veramente piacere che don Giovanni Momigli “utilizzi” il […]

CAMPI BISENZIO – E’ un appuntamento che si rinnova ogni anno in occasione delle festività natalizie. Una riflessione sul periodo che stiamo vivendo, ma anche per provare a proiettarci nel futuro. Partendo da uno dei capisaldi della nostra storia e di questo paese: il Presepe. Insomma, ci fa veramente piacere che don Giovanni Momigli “utilizzi” il nostro giornale per una serie di considerazioni personali oltre che, natiralmente, per rivolgere gli auguri di buon Natale alla nostra redazione, ma soprattutto ai lettori di Piananotizie. Auguri che noi ovviamente facciamo a don Giovanni e che estendiamo, tramite le sue parole, a chi ci segue quotidianamente. Buon Natale.

Guardando la mangiatoia vuota del presepe, in attesa che Gesù bambino venga deposto in essa nella notte di Natale, mi viene da pensare alle tante culle che rimangono vuote per mancanza di sogni e di speranze, per motivi economici e culturali. Mi viene pure da pensare se e quanto i presepi a cui siamo abituati consentono ai nostri occhi di percepire che Dio viene ancora, nell’oggi della nostra vita; se e quanto riescono a raccontare l’amore di un Dio che entra nella storia reale, con le sue ferite e le sue speranze.

Il Vangelo non cambia, ma cambiano – nel tempo sono cambiate e devono cambiare – le forme per annunciarlo, per poterlo rendere presente nell’oggi della vita. Il presepe deve sempre far emergere con chiarezza che il centro è la nascita di Gesù: Dio-con-noi. Ma dovrebbe anche ricordare il contesto in cui oggi celebriamo la natività di Gesù, per essere affascinati da lui, per accoglierlo nella carne viva della vita, per diventare operatori di giustizia, di fraternità e di pace.

Il contesto attuale è quello di un capitalismo malato a servizio dell’individualismo, dell’indifferenza, dell’inequità, dove il diritto della forza sembra prevalere sulla forza del diritto, le differenze fra i ricchi e i poveri sono sempre più elevate, il sistema di welfare in declino, la situazione delle carceri sempre più intollerabile. Un contesto in cui sembra che si voglia porre fine alle guerre facendo prevalere le armi sulla diplomazia e dove si pensa di vincere la violenza dilagante nelle città con la sola repressione, senza investire nella relazione, riprendere in mano la filiera educativa, promuovere spazi aggregativi.

«Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (Gv 1,14). Il farsi uomo di Dio ci ricorda quanto il mondo abbia bisogno di umanità e che la sfida più grande che abbiamo davanti è quella di custodire l’umano, di comportarsi da esseri umani. Per custodire l’umano, forse, bisogna trovare il coraggio di essere trasgressivi. Trasgressivi con una pace “disarmata e disarmante”, in un mondo di violenze e guerre. Trasgressivi con la gentilezza, in una società dove predomina la barbarie del linguaggio e dei comportamenti. Trasgressivi con un sorriso, una carezza, un ascolto partecipe, una parola affettuosa, nella quotidiana rete di rapporti anonimi, funzionali e indifferenti.

In quel costante gioco di luce e tenebra che è l’animo umano, non possiamo vivere senza relazione, senza sperare e senza amare. In questo Natale 2025, per me e per tutti, chiedo a Gesù che viene di insegnarci a guardare il volto delle persone e la gioia e libertà di lasciarsi attrarre dell’amore per lui, Dio che s è fatto carne per amore. Buona Natale!

Don Giovanni Momigli