Dopo 50 anni tornano gli arredi sacri nelle parrocchie di San Mauro e Sant’Angelo

SIGNA – Dopo 50 anni sono ritornati nelle parrocchie di San Mauro e Sant’Angelo a Lecore gli arredi sacri portati via dall’alluvione del 1966. E questo, è quanto affermato dall’assessore Giampiero Fossi, grazie all’attività della Sovrintendenza. “Come noto – ha raccontato Fossi – le due parrocchie del territorio signese ebbero danni ingenti dall’esondazione di Arno, […]

SIGNA – Dopo 50 anni sono ritornati nelle parrocchie di San Mauro e Sant’Angelo a Lecore gli arredi sacri portati via dall’alluvione del 1966. E questo, è quanto affermato dall’assessore Giampiero Fossi, grazie all’attività della Sovrintendenza. “Come noto – ha raccontato Fossi – le due parrocchie del territorio signese ebbero danni ingenti dall’esondazione di Arno, Bisenzio e Ombrone. Le acque limacciose dei diversi fiumi si abbatterono con incredibile violenza all’interno delle due chiese distruggendone gran parte degli arredi. Del materiale salvato, recuperato e conservato con cura dalla Sovrintendenza è stato riportato nel luogo di origine aprendo la strada ad un funzionale restauro che potrà restituire gli oggetti, crocifissi, candelieri, reliquiari, alla funzione cui erano stati destinati”. E dopo questo lungo e meticoloso lavoro gli arredi sacri sono ritornati nella sede originale.  Al momento della consegna erano presenti Matilde Simmari e Veronica Gavioli per la soprintendenza, don Robert Swiderski, parroco di San Mauro, e don Etienne Milembou, parroco di Sant’Angelo.

L’assessore Fossi, ha sottolineato l’importanza del rapporto intenso e costruttivo da decenni operativo sia con la Sovrintendenza che con le parrocchie del territorio. “Grazie – ha detto Fossi – anche all’attenzione mostrata dalla Curia fiorentina e a contributi comunali e privati negli ultimi venti anni sono tornate al culto, nelle chiese di Signa, oltre 30 opere completamente restaurate. Il ritorno di questi arredi, dopo 50 anni, rappresenta anche simbolicamente una storia, quella dell’alluvione del ’66, che almeno in campo artistico può definirsi conclusa”.