Dpcm: in tanti protestano, appello di Confesercenti: “Salviamo il commercio e le città, questo è un lockdown mascherato”

FIRENZE – Ci sono stati anche attimi di tensione ieri sera, nel tardo pomeriggio, in occasione dell’iniziativa organizzata da Confesercenti Toscana in piazza della Repubblica a Firenze per protestare contro l’ultimo Dpcm del governo Conte. Tensione – solo verbale – che ha visto da una parte della piazza tanti associati di Confesercenti, stanchi, delusi ma […]

FIRENZE – Ci sono stati anche attimi di tensione ieri sera, nel tardo pomeriggio, in occasione dell’iniziativa organizzata da Confesercenti Toscana in piazza della Repubblica a Firenze per protestare contro l’ultimo Dpcm del governo Conte. Tensione – solo verbale – che ha visto da una parte della piazza tanti associati di Confesercenti, stanchi, delusi ma soprattutto con tanti dubbi sul proprio futuro lavorativo. E dall’altro i rappresentanti di Palazzo Vecchio e Regione che comunque hanno accettato il confronto. Certo è che il momento è complicato per tutti e “l’ultimo Dpcm di Conte – spiegano da Confesercenti – sferra un attacco mortale alle imprese di somministrazione, già piegate da oltre due mesi di lockdown e una ripartenza molto sofferta, tra crollo del turismo e smartworking. Ma con la chiusura di bar e ristoranti alle 18 avremo di fatto un lockdown mascherato, un coprifuoco indotto, che certo avrà pesanti conseguenze anche sulla restante rete del commercio, e, più generale, sulla vivibilità delle nostre città. E’ quanto spiegato questa sera durante un presidio in piazza del Duomo a Firenze, davanti alla sede della Regione, dalla Confesercenti Toscana, una delle tante categorie a scendere oggi in piazza contro i nuovi provvedimenti decisi dal Governo. Ecco perché l’ultimo decreto Conte non colpisce solo, fatto gravissimo, centinaia di miglia di imprese della ristorazione, ma anche il nostro il “nostro” modello di rete urbana, che si compone di lavoro, commercio, a posto fisso e su area pubblica, di professioni turistiche, di servizi, di piccola impresa diffusa, di attività ed imprese del mondo della cultura” continua l’associazione”. 

“Se vive il commercio e il turismo, vivono le città”, diceva un vecchio slogan coniato da Confesercenti oltre 30 anni fa: il problema – continua il comunicato – è che oggi, per combattere il virus, si vogliono colpire a morte le “nostre” attività, e, con esse, anche i “nostri” centri urbani. Ma noi lo impediremo, con la forza che ci viene conferita dalle migliaia di piccole imprese che rappresentano un modello unico di sviluppo economico nel mondo e che, piaccia o meno, saprà, in qualche modo, resistere anche alla pandemia e anche ad assurdi provvedimenti restrittivi. Basta con la logica dei divieti e la lenta ma purtroppo inarrestabile stretta sulle attività economiche, secondo una logica che purtroppo abbiamo già visto ad inizio anno e che poi ci ha condotto al lockdown. Qui occorre fare almeno sei cose in modo serio e coerente:

1)  Le attività che seguono e rispettano i protocolli di sicurezza, concordati a suo tempo con governo e CTS non possono essere oggetto di restrizioni; non solo perché economicamente insostenibili, ma soprattutto perché, laddove si rispettano “le regole del gioco” non ci possono essere rischi di contagio. Alla luce di tale considerazione, chiediamo alla Regione Toscana di attivarsi in questo senso, chiedendo al Governo Conte sostanziali modifiche rispetto alle disposizioni dell’ultimo Dpcm. 

2)  Potenziare, con grandi investimenti, gli strumenti di prevenzione e di presidio sanitario sul territorio, anche ricorrendo al MES, superando logiche ideologiche e di contrapposizione politica che, data l’emergenza nazionale, devono essere necessariamente accantonate.

3) Rivoluzionare i tempi di accesso alla città, anche prevedendo soluzioni innovative sul fronte trasporto pubblico (magari in sinergia con i privati) e stabilendo nuove “turnazioni” tra mondo della scuola e quello del lavoro (se non ora quando?) 

4) Stabilire una vera forma di ristoro per le attività più penalizzate dai divieti, e, più generale, dal virus, superando totalmente la logica degli aiuti a pioggia e del bonus contingente. Occorrono risorse certe, tempestive, mirate su base territoriale e tipologia d’impresa che dovranno riguardare le attività che hanno, e stanno subendo, danni gravissimi: tutto il comparto del turismo – fermo da inizio anno e con prospettive di recupero fra la seconda parte del 2021 e il 2022, fatto dalle diverse tipologie dell’ospitalità e delle professioni turistiche, dei pubblici esercizi – ma anche dall’intero commercio di vicinato, sia a posto fisso che su area pubblica.

5) Siamo d’accordo con l’appello che ha lanciato il presidente Mattarella sulle conseguenze nefaste del virus in tema crescita delle diseguaglianze. Ecco perché non possiamo più indugiare sul tema caro affitti e lotta alla rendita: occorre pensare a misure anche di natura emergenziale come il blocco temporaneo dei pagamenti, o, in alternativa, provvedimenti di incentivo alla riduzione sostanziale degli importi.

6) Salvare il Commercio e il Turismo significa salvare le città, i centri urbani, i centri storici, ovvero quel ruolo economico e sociale fondamentale per la vita delle persone e la permanenza di valori positivi, espressi pienamente con le moltissime esperienze dei Centri Commerciali Naturali. Per gli stessi motivi anche la crisi del mondo della Cultura va affrontata prontamente, e il grido di dolore va ascoltato: occorrono rapidamente i provvedimenti richiesti dal settore, per non vedere oltre la decadenza economica e sociale, quella culturale, una delle basi della nostra convivenza”.