CAMPI BISENZIO – Pronti. Via. Manca poco all’apertura dei seggi elettorali. E per i campigiani la cosa sarà molto importante. Prima di tutto per capire se sarà il partito dell’astensione a battere i sei candidati sindaco oppure se i pronostici, che danno la disaffezione dalla politica la principale risorsa degli elettori, verranno smentiti proprio dagli stessi elettori decisi a trasformarsi in votanti.
A Campi, di questo voto amministrativo, se ne parla poco. La campagna elettorale è stata dimessa, poco interessante, fatta di luoghi comuni. La gente chiede la soluzione a problemi che non potranno mai essere risolti dal miglior sindaco possibile. E le richieste delle soluzioni casalinghe sono ritenute poca cosa un po’ da tutti i candidati (sia i 6 aspiranti sindaci sia i circa 250 aspiranti ad uno dei 24 posti disponibili in consiglio comunale).
Nelle prossime ore, sicuramente (questi sono pronostici su cui tutti gli osservatori sembrano unanimi) sarà deciso che il futuro sindaco di Campi sarà scelto al ballottaggio. Ma chi saranno i due candidati che raccoglieranno la maggior quantità di preferenze al primo turno?
Chissà. Le carte in gioco sono state fin troppe volte rimescolate da un sacco di giocatori, qualcuno dei quali ha anche fatto finta di servire da un mazzo di carte napoletane per poi scoprire che i giocatori avevano in mano carte piacentine. Poi, se non bastava, alcuni candidati, si sono un po’ troppo beati della loro posizione da prima donna alla première circondandosi di grossi calibri (attenzione a dire pezzi da ’90 perché qualcuno potrebbe offendersi) mentre altri hanno preso a litigare quasi stessero giocando con le palline che raffiguravano i ciclisti di una volta.
Difficile decidere per chi spendere il proprio voto in questa competizione elettorale che non si può che definire schizzofrenica. Iniziata male e finita peggio con il risultato evidente di aver alimentato l’antipolitica e l’indifferenza verso quello che,, una volta, si diceva essere il nucleo fondamentale della nostra democrazia.
I partiti sono allo sbando? Forse. I movimenti e i comitati sono effimeri? Certamente. Il populismo e il qualunquismo sono la risposta alla sfiducia nelle istituzioni? Comprensibile. Però sarebbe il caso rifletterci ancora un po’ sopra prima di decidere di non decidere. Non fate vincere quanti si definiscono, maliziosamente, “maggioranza silenziosa”.
L’unica cosa che crediamo sia giusto dire è che il voto è un diritto. E che, se non lo si esercita (il diritto), cade come le foglie dagli alberi in autunno.