“Emma’s Baking”, una boulangerie a Calenzano, dove il lievito fa piccole magie

CALENZANO – Saluta le persone che entrano con un sorriso spontaneo. Ai due fornitori che le portano il latte per preparare creme, impasti e frittelle non dimentica di offrire un biscotto. Quello di Federica Di Sanno non è un semplice forno, nemmeno una normale pasticceria: è “Emma’s Baking”, un incrocio tra una boulangerie di ispirazione […]

CALENZANO – Saluta le persone che entrano con un sorriso spontaneo. Ai due fornitori che le portano il latte per preparare creme, impasti e frittelle non dimentica di offrire un biscotto. Quello di Federica Di Sanno non è un semplice forno, nemmeno una normale pasticceria: è “Emma’s Baking”, un incrocio tra una boulangerie di ispirazione francese e una bakery di tradizione inglese. In pratica? Nel negozio di via del Molino, al numero 17, si trova il pane fatto in laboratorio, i biscotti di frolla, le eleganti torte a piani o “nude” come vanno adesso di moda, i taralli dolci. Il tutto condito da un angolino a disposizione dei clienti, con libri e riviste. Ideatrice e anima di Emma’s baking è Federica, che abbiamo incontrato proprio in quell’angolino, che offre una visione privilegiata sul bancone pieno di torte e dolcezze. Ex archeologa, mamma, ci racconta la sua storia.

Federica come è nata Emma’s Baking?

Sembra una boulangerie francese, l’ispirazione è quella di una bakery inglese, ma le materie prime sono tutte italiane. Io sono pugliese ma ho girato molto per lavoro in tutta Italia e all’estero. Diciamo che qui dentro porto tutta la mia esperienza: sono un’archeologa conservatrice e, anche se sembra distante dalla mia formazione, la conoscenza della chimica mi è tornata molto utile quando ho deciso di cominciare questa avventura. So come reagiscono gli ingredienti e questo è importante: la pasticceria è una scienza, è matematica. Anche se io in effetti non volevo essere una pasticcera, volevo semplicemente fare dei prodotti buoni, fatti bene.

E quando è successo?

Nell’ottobre del 2013 quando, arrivata qui in Toscana per amore, e dopo la nascita di mia figlia mi sono trovata senza occupazione. Ho pensato a lungo prima di buttarmi in questa avventura, fino a quando ho preparato il rinfresco per la fine del nido che frequentava la mia bambina. Tutti mi hanno detto: “Che aspetti? Questo è il tuo lavoro”. E allora ci ho pensato seriamente.

Quindi ci si può reinventare alla soglia dei 40 anni e con un altro percorso formativo alle spalle.

Non mi piace la parola “reinventare”, io sono anche la persona di prima e mi porto dietro quello che sono. Semplicemente, con coraggio, è stato come prendere in mano il cestino dei miei talenti, frugare e tirare fuori quello giusto. Quando ho capito che potevo fare questo lavoro, ho frequentato corsi di formazione per ricevere anche gli attestati, preferivo che queste doti fossero riconosciute anche formalmente.

Perché “Emma’s Baking”?

Il nome è un omaggio a mia figlia Emma, perché tutto quello che faccio qui è semplicemente per lei. Baking perché in inglese vuol dire molte cose: il lievito che fa crescere gli impasti, ma vuol dire anche infornare. E questo mi ricorda molto quando Emma era piccola: al nido quando chiedevo cosa avesse fatto di gioco, le educatrici mi rispondevano spesso “Emma inforna”. Giocava a fare le torte, da qui l’ispirazione.

Raccontaci quello che fai qui dentro.

Volevo creare un prodotto naturale in tutto, non partendo dai preparati come accade spesso altrove. Anche le glasse qui vengono fatte da noi. Volevo fare le cose per bene. Dal pane, fatto con lievito madre e 48 ore di levitazione, alle creme, alla frolla. Oltre alla preparazione dei prodotti, che richiede davvero tanto tempo, volevo che questo fosse un posto dove la gente si ferma. Un biscotto, un caffè, un libro di torte da sfogliare. Qualche minuto per fare una pausa, di quelle che servono a “ricentrarsi”. Facciamo anche attività di catering per eventi, prepariamo torte per i matrimoni e facciamo corsi individuali o per piccoli gruppi.

Spesso quello che si vede dal bancone è il risultato, non si vedono le ore di fatica di laboratorio che ci stanno dietro.

E’ così, questa attività richiede tantissimo tempo e tante energie, lo sa anche mio marito che mi supporta. Ma per me è un lavoro che è nato dalla necessità, nel mio caso che ero rimasta senza occupazione, dall’ispirazione, che per me è stata il libro “La cucina dei desideri segreti” e infine dalla spinta, quel famoso rinfresco al nido in cui ho capito che dovevo buttarmi.

Il libro a cui fa riferimento Federica racconta la storia di più persone che si trovano collegate dal passaggio di un barattolino di lievito madre. Si incontrano storie, ingredienti, sapori, persone. Un po’ qui come a “Emma’s Baking” dove, a detta di una ragazza che ha comprato il pane ed è uscita sorridendo, accadono delle piccole magie.