Eravamo quattro amici in bici… Cronaca semiseria di una “zingarata” a pedali

CAMPI BISENZIO – La vigilia di Pasqua è stato Giovanni Grossi, in compagnia di Carlo Andorlini, a ricordare e a ricordarci la bellezza e l’importanza della bicicletta, del pedalare. Oggi, giorno di Pasquetta, è Mauro Costi, anche lui grande appassionato delle due ruote a “ribadire il concetto” e, al tempo stesso, a “invitare” i nostri […]

CAMPI BISENZIO – La vigilia di Pasqua è stato Giovanni Grossi, in compagnia di Carlo Andorlini, a ricordare e a ricordarci la bellezza e l’importanza della bicicletta, del pedalare. Oggi, giorno di Pasquetta, è Mauro Costi, anche lui grande appassionato delle due ruote a “ribadire il concetto” e, al tempo stesso, a “invitare” i nostri lettori a farsi una “girata” in bicicletta, magari proprio per smaltire il pranzo del giorno di Pasqua. Facendo… un salto indietro nel tempo.

La prima domenica di ora legale, quella delle Palme, ha coinciso, per il nostro gruppo Ciclismo Militante (a proposito, andate a visitare la pagina Facebook), con la riapertura della stagione: si va verso quella bella e la frequenza e i percorsi aumentano. Eravamo in quattro, amici al bar o cani per strada a voi la scelta del pezzo e del relativo cantautore preferito: due residenti a Campi ma non campigiani, due residenti a Sesto ma non sestesi. Una rappresentanza ben assortita della Piana, mancava Calenzano ma ci attrezzeremo per colmare questa assenza. Una la meta condivisa: la città del Fiore. Tutti all’unisono permeati da una saudade in salsa viola e da giglio rosso in campo bianco anche se tutti svolgono il proprio lavoro all’ombra del campanile di Giotto.
Anche questa volta la partenza avviene a ore improbabili: la mattina presto, oggi ancora di più per il cambio dell’ora, per provare l’ebbrezza di percorrere dorsali stradali che in giorno e orario normali sono improponibili per la mole di traffico e per la quantità di gas presente nell’aria. Ritrovo a Sesto per poi, lungo la Sestese, arrivare in (per noi il moto a luogo è rappresentato da questa proposizione semplice) piazza Dalmazia.
L’andatura è lenta, ciarliera: è diverso tempo che non ci vediamo e quindi abbiamo da metterci in pari su quanto è accaduto. Ancora è presto per i cori da stadio (la viola è una passione comune), o per gli slogan che, dopo un po’ che siamo in sella, di solito verso metà percorso, qualcuno lancia prontamente affiancato dagli altri.
Se qualcuno allunga poi si ferma ad aspettare poco dopo: la voglia di stare in gruppo è più forte di quella di provare le proprie attitudini ciclistiche. L’eccitazione sale insieme al salire delle rampe che percorriamo per arrivare al Piazzale e lì si comincia a cercare la giusta inquadratura, come se non ce ne fossero, per il selfie di rito che finisce, come quasi sempre, per avere sullo sfondo la cupola che ha come sorella quella più grande ma non più bella.
Si è fatta una certa ora (si ora ce lo metto perché “una certa” mi sembra una locuzione troppo snob) e quindi occorre cercare luogo di ristoro che oggi sarà una pasticceria nel cuore dell’Oltrarno, in piazza dei Nerli, all’angolo con via dell’Orto, luogo di aspetto pratoliniano dove le famiglie sanfredianine doc compiono il rito dell’acquisto delle pastine domenicali.
Era la prima volta di una colazione in questo luogo (grazie FD per il suggerimento) e tutti ne siamo rimasti piacevolmente colpiti. Da lì, una volta ristorati, è stato un baleno arrivare alle Mura di Santa Rosa, alla Rondinella del Torrino. La strada del ritorno passa poi da un “sopralluogo” alla passerella dell’Isolotto, a vita nuova restituita. Il richiamo della foresta, il rientro a casa, incombe: la “mattinata fiorentina” l’abbiamo percorsa e cantata.
“E’ primaveraaa, svegliateviii bambineee, alle Cascine, messere Aprile fa il rubacuor…”.

Mauro Costi