Ex Gkn, al via la consultazione popolare autogestita sul futuro della fabbrica. “A Natale niente passerelle…”

CAMPI BISENZIO – Dieci giorni per dare vita alla consultazione popolare autogestita sul futuro della ex Gkn. Ma anche dieci giorni per capire, una volta per tutte, se Francesco Borgomeo (Qf) è il “Caronte” che può traghettare lo stabilimento di Campi Bisenzio da una situazione che sta diventando, per i lavoratori, insostenibile. Ma anche dieci […]

CAMPI BISENZIO – Dieci giorni per dare vita alla consultazione popolare autogestita sul futuro della ex Gkn. Ma anche dieci giorni per capire, una volta per tutte, se Francesco Borgomeo (Qf) è il “Caronte” che può traghettare lo stabilimento di Campi Bisenzio da una situazione che sta diventando, per i lavoratori, insostenibile. Ma anche dieci giorni “dall’alto valore simbolico – come ha ribadito Dario Salvetti, delegato Rsu ex Gkn – e per dare una spallata all’immobilismo in cui ci troviamo. L’azienda fa e disfa a suo piacimento e l’unica leva per arrivare a ottenere dei soldi pubblici è la nostra disperazione”. Oppure, se vogliamo continuare, come ha spiegato Matteo Moretti, anche lui delegato Rsu ex Gkn – per contarci non a centinaia ma a migliaia in luoghi, fra l’altro, in crisi alla stessa stregua di questo”. Insomma, la ex Gkn come modello di ripartenza per una crisi che è di tutti e riguarda tutti.

Centro i seggi, in continua crescita (un primo elenco in aggiornamento si può trovare su https://insorgiamo.org/), trecento i volontari attivati per la promozione e l’allestimento delle postazioni, decine le organizzazioni e le associazioni mobilitate: questi, al momento, i numeri di un’iniziativa, la prima a livello nazionale, presentata questa mattina a Campi Bisenzio, fra la strada che costeggia lo stabilimento e lo stabilimento vero e proprio. In un box adibito anche a bar, a fare da spartiacque fra l’esterno e il cuore pulsante di una realtà che sta vivendo in un limbo che giorno dopo giorno sta diventando sempre più difficile da gestire. E che domenica 4 dicembre si ritroverà per confrontarsi sui progetti dei lavoratori, che vanno dalla mobilità sostenibile all’efficientamento energetico della fabbrica. Una realtà che attualmente vede la firma di circa 290 lavoratori sulla lettera di richiesta di messa in mora dell’azienda. A fronte di una fabbrica “tenuta in ostaggio”, hanno aggiunto. Insomma, i dipendenti della ex Gkn, che per il secondo mese non riceveranno lo stipendio, chiedono e vogliono risposte, oltre alla richiesta di un tavolo, prima di Natale, “che ci dica possibilmente con chiarezza cosa si può fare e cosa invece non si può, evitando, su questo siamo fermi, la passerella che c’è stata l’anno scorso nello stesso periodo”.

“Sei favorevole a un intervento pubblico immediato per lo stabilimento ex Gkn così come all’eventuale concessione della cassa integrazione, vincolandoli però al principio di pubblica utilità e controllo pubblico?”: questo il quesito proposto a chiunque si recherà “alle urne” nelle province di Firenze e Prato, “preso atto dell’inconsistenza dei piani presentati da Qf. Un’iniziativa unica nel suo genere, realizzata con la collaborazione dell’associazionismo del territorio chiamato a convergere con una lettera aperta inviata nei giorni scorsi dal Collettivo ex Gkn. Tante le realtà che hanno aderito, si va da Arci ad Anpi, al sindacalismo di base, passando per Case del popolo e banchetti nei mercati rionali.

“La nuova proprietà aveva definito lo stabilimento ex Gkn “la fabbrica di Firenze”, con dichiarazioni che avevano più il sapore di uno spot pubblicitario che non un vero rilancio della produzione. A questo punto lo prendiamo in parola, – aggiunge la Rsu ex Gkn – la consultazione popolare autogestita darà la parola ai cittadini di questo territorio, perché la vera alternativa non è tra intervento pubblico e privato, ma tra intervento pubblico a coprire i costi del privato o intervento pubblico con pubblica utilità e controllo pubblico. Chiediamo che lo stabilimento venga messo a disposizione di tutti i soggetti pubblici, privati e dell’associazionismo operaio per proposte e progetti innovativi. A oggi l’attuale proprietà non ha un progetto industriale e se lo ha è un progetto industriale insufficiente o inconsistente. Sono girate calunnie e accuse più o meno velate al Collettivo, ma il dato di realtà è che la fabbrica è ormai ferma da 17 mesi, brucia liquidità e noi siamo senza stipendio. Per questo è venuto il momento di rompere l’assedio e di tentare il futuro, tutti insieme”.