Fit-Cisl: “Appalti Fs, in 700 in Toscana ancora senza un euro di Cig”

FIRENZE – “La quasi totalità dei lavoratori delle ditte che lavorano negli appalti ferroviari, 700 in Toscana, sono a casa da tre mesi, ma non hanno ancora ricevuto un euro di cassa integrazione, per i ritardi dell’Inps nell’erogazione e per l’impossibilità delle aziende (con l’unica eccezione positiva della Elior, che lo ha fatto) ad anticipare […]

FIRENZE – “La quasi totalità dei lavoratori delle ditte che lavorano negli appalti ferroviari, 700 in Toscana, sono a casa da tre mesi, ma non hanno ancora ricevuto un euro di cassa integrazione, per i ritardi dell’Inps nell’erogazione e per l’impossibilità delle aziende (con l’unica eccezione positiva della Elior, che lo ha fatto) ad anticipare le somme. Una situazione esplosiva, che può portare al blocco dei treni su scala nazionale e regionale.” La denuncia arriva dal segretario generale della Fit-Cisl Toscana, Stefano Boni, che aggiunge: “L’emergenza Covid ha colpito di più i più deboli e come in questo caso ha peggiorato una situazione da anni critica, in primo luogo per responsabilità del committente, il gruppo Fsi, che continua a fare lo spezzatino dei lavori, affidati a un’infinita serie di appalti e appaltini, di breve durata e con continui ribassi”. “I lavoratori di questo comparto sono sempre sotto schiaffo – spiega il segretario Fit-Cisl – perché nei bandi, molto frequenti, delle società del Gruppo Fs, spesso non c’è nessun riferimento al contratto di lavoro da applicare, non ci sono clausole sociali e garanzie occupazionali, ci sono ribassi sulla base d’asta che arrivano al 40%. Così i “fortunati” che vengono riassunti, trovano magari uno stipendio più basso, meno tutele contrattuali e rischiano, come è già successo più volte, di non riscuotere o di riscuotere con mesi di ritardo, a causa dei ristrettissimi margini che mettono le stesse aziende in difficoltà. A tutto questo si aggiunge oggi la difficoltà di avere gli strumenti di sicurezza, i Dpi come mascherine, guanti, gel disinfettante e altri materiali di prevenzione. Insomma una situazione che fa di questi lavoratori dei precari legalizzati”. “In Italia sono circa 10.000 i lavoratori in questa situazione, 700 dei quali in Toscana, dipendenti di una miriade di aziende come Elior (ristorazione sui treni Av), Profer (portinerie degli impianti Fs e pulizie delle officine di Osmannoro), Consorzio pulitori e affini e boni (pulizia dei treni regionali), Dussmann (pulizia dei treni AV, dei locomotori e dei treni regionali), Miorelli (pulizia dei treni intercity), Mister Job (pulizia della stazione di Firenze Santa Maria Novella), Operosa (pulizia degli impianti ferroviari di Rfi), Coopservice (accessori come cambio pasticche dei treni, rifornimento sabbia per i treni etc), Ferlog (accumulatori, batterie e così via dicendo). Una selva di aziende con riferimenti, appalti e spesso contratti diversi”. Per questo Boni chiede a Fs e al governo da un lato di “sbloccare la questione e trovare una soluzione per pagare subito gli stipendi” e dall’altro di “riordinare il mondo degli appalti in Fs, per porre fine a questo indecente spezzatino. La soluzione giusta sarebbe quella di riportare dentro al Gruppo Fsi tutte queste lavorazioni indispensabili e necessarie tramite la creazione di una società di scopo che assuma tutti i lavoratori attualmente utilizzati e di cui Fsi detenga la maggioranza, ponendo così fine a questo sistema degli appalti che non ha prodotto risultati visibili, né sul piano della qualità, né su quello dell’efficienza”.