Fondazione Caponnetto: “”La Toscana rischia di essere divorata dalla mafia, le cosche fanno quello che vogliono”

FIRENZE – Presentato, con il patrocinio del Comune, il “Report OmCom 2020′ sulla criminalità a Firenze”, documento dal quale emerge un quadro che non va in alcun modo sottovalutato. “Sono ben presenti – si legge in una nota – sul territorio dell’area metropolitana di Firenze sia gruppi riconducibili alle famiglie mafiose siciliane, calabresi e campane […]

FIRENZE – Presentato, con il patrocinio del Comune, il “Report OmCom 2020′ sulla criminalità a Firenze”, documento dal quale emerge un quadro che non va in alcun modo sottovalutato. “Sono ben presenti – si legge in una nota – sul territorio dell’area metropolitana di Firenze sia gruppi riconducibili alle famiglie mafiose siciliane, calabresi e campane che gruppi criminali più o meno organizzata di nazionalità straniera in particolare albanesi, nordafricani e nigeriani-gambiani”. Non a caso, il report della Fondazione Caponnetto è stato presentato ieri, 19 luglio, nell’anniversario della strage che uccise il giudice Paolo Borsellino e la sua scorta. E la Fondazione Caponnetto li ha ricordati e ha reso loro omaggio presentando il report nel giardino Caponnetto, in Lungarno del Tempio, accanto alla targa che ricorda il giudice, alla presenza dell’assessore Alessandro Martini e del presidente Consiglio Regionale Eugenio Giani.

“La situazione – si legge nell’introduzione del report – è grave e da non sottovalutare. Oggi la Toscana se da un lato è sicuramente meglio delle realtà del sud ad alta densità mafiosa, dall’altro è peggiorata al punto che si può definire terra di colonizzazione mafiosa. Oltre a ciò si assiste ad un utilizzo da parte di soggetti locali che delinquono con metodo metodi mafiosi da un punto di vista culturale. Pertanto nel 2018 abbiamo sostituito lo slogan”la Toscana non è terra di mafia, ma la mafia c’è” con “la Toscana è terra di criminalità organizzata ed è in parte colonizzata dalla mafia”.A tutto ciò si aggiunge la crisi economica post Covid che favorisce ulteriormente la ramificazione delle singole cosche. Per questo lo slogan adatto per il 2020 è: “la Toscana rischia di essere divorata dalla mafia in quanto le cosche fanno quel che vogliono”…”.

Per quanto riguarda Firenze e Provincia sono “cinque le domande da porsi: chi sono? Cosa fanno? Di chi sono amici? Di chi si circondano? Da dove prendono i soldi? Dai rapporti pregressi e dalle ultime operazioni emerge un quadro che non va in alcun modo sottovalutato. “Sono ben presenti sul territorio dell’area metropolitana di Firenze sia gruppi riconducibili alle famiglie mafiose siciliane, calabresi e campane che gruppi criminali più o meno organizzata di nazionalità straniera in particolare albanesi, nordafricani e nigeriani-gambiani. L’attenzione dei siciliani benché se ne parli poco è ben presente. L’ultima operazione in proposito del 2020 ha visto la famiglia di Corso dei Mille di Palermo ben radicata a Prato e a Firenze. I clan siciliani storicamente si sono specializzati in Italia e dall’estero nelle intermediazioni immobiliari, pertanto da un punto di vista strettamente analitico occorrerebbe iniziare a fare dei controlli a tappeto. Degno di nota pure l’interessamento delle cosche palermitane degli Acquasanti e degli Arenella in merito alle corse dei cavalli. Si veda in tal senso l’indagine “mani in pasta”e relativo pestaggio del fantino. Non si può inoltre non notare poi la presenza dei fratelli Sutera a Firenze. I clan calabresi da tempo sono pure presenti organizzati in modo organico pure nel narcotraffico come la recente indagine che ha coinvolto Dicomano dove risultano presenti da almeno 20 anni. I campi d’interesse sono variegati,in tal senso non si può non notare il loro interesse per la Stazione AV Foster ed il commissariamento di una importante società multiservizi che operava pure sulla Fi-Pi-Li. Bisogna capire se,come probabile, c’è una presenza dei clan calabresi ma non solo alla Mercafir dove anni fa si registrò un episodio di presenza ‘ndranghetista su richiesta. Successivamente nel 2019 si è assistito a una spedizione punitiva su cui poi è calato il sipario. È necessario approfondire. Anche i clan campani sono innamorati del nostro territorio da tempo. Attivi nei settori tradizionali tipici delle mafie hanno investito in numerose attività. Nel tempo si possono trovare presenze storiche tra tutti dei Terracciano. Inoltre sono presenti imprenditori che operano per i clan, vedasi in tal senso le numerose operazioni avvenute nel corso dell’anno. I clan albanesi sono anch’essi presenti e ben radicati in accordo con gli italiani. Il traffico di droga è la loro specializzazione. Bisogna seguire i loro soldi per vedere dove li stanno investendo. In alcune zone della città si assiste ad un fiorire di investimenti albanesi. Alcuni di questi potrebbero essere frutto di riciclaggio. Operano spesso in asse con i calabresi. I clan cinesi sono forti e radicati. L’area Firenze, Prato e Osmannoro è considerata centrale a livello nazionale per la loro mafia/criminalità organizzata. Ultimamente è emerso che per i canali internazionali di riciclaggio si servono pure di un canale comune con i clan calabresi. I clan nordafricani sono presenti da tempo e si dedicano per lo più allo spaccio di droga. I clan nigeriani a Firenze sono ben presenti e sempre più radicati in vere e proprie piazze di spaccio quali le Cascine, la Fortezza da Basso e la Stazione Santa Maria Novella Operano con i gambiani che sono per il momento la loro manovalanza, ma non è detto che continui così in eterno. A Firenze ci sono pure tracce e presenze di clan pugliesi, georgiani e rumeni. I georgiani sono specializzati nei furti, i rumeni nella prostituzione.
I settori di intervento da tenere sotto stretta osservazione? Usura, riciclaggio, intermediazioni e acquisti immobiliari, caporalato, spaccio ma anche zoomafia, parcheggiatori abusivi, gioco e scommesse.