Fp-Cisl: “Rsa, non si abbassi il livello di attenzione, questa è la fase più delicata”

FIRENZE – “Sono ancora poche le Rsa in grado di organizzare separazioni sicure all’interno delle strutture per arginare il contagio, mentre i casi ancora aumentano sia tra gli ospiti che tra il personale e continuano a scarseggiare i dispositivi di protezione per i lavoratori”. E’ l’allarme sulle Rsa del territorio fiorentino lanciato dalla Fp-Cisl Firenze-Prato, che […]

FIRENZE – “Sono ancora poche le Rsa in grado di organizzare separazioni sicure all’interno delle strutture per arginare il contagio, mentre i casi ancora aumentano sia tra gli ospiti che tra il personale e continuano a scarseggiare i dispositivi di protezione per i lavoratori”. E’ l’allarme sulle Rsa del territorio fiorentino lanciato dalla Fp-Cisl Firenze-Prato, che sottolinea come “queste settimane rappresentano il punto delicatissimo di svolta per capire se si va verso una gestione sotto controllo della pandemia o se la situazione sfuggirà di mano”. Anche perché le Rsa del territorio fiorentino con 6.000 posti letto rappresentano oltre il 45% di tutta la Toscana, con 110 strutture su 278. “I dati delle strutture ‘commissariate’ o sotto diretto intervento della Asl-Centro – dice la Fp-Cisl – si mantengono su livelli costanti, con qualche nuovo caso di allarme, come la Rsa di Monsavano a Pelago. Rileviamo un ritardo nell’effettuazione dei test sierologici sugli ospiti e sul personale: circa 2.100 i test sierologici su oltre 5800 lavoratori, di cui circa 100 positivi (il 5%). Più complicata la situazione per gli ospiti: in questo caso per le strutture monitorate si parla di circa il 30% dei positivi fra asintomatici, paucisintomatici e ricoverati tra quanti sono stati sottoposti a test”. “Il problema, al di là dei dati statistici – dice Andrea Nerini della Funzione Pubblica Cisl di Firenze – è quello di attuare procedure di separazione rigorose tra chi risulta positivo o con sintomi evidenti e chi è in buona salute. E’ uno dei punti qualificanti dell’Ordinanza della Regione, ma ad oggi dobbiamo rilevare che nelle strutture la capacità di agire prontamente su questo versante è molto debole. Poche sono le Rsa in grado di organizzare separazioni sicure all’interno delle strutture e i casi di contagio aumentano”. “Sul fronte del personale della Asl a supporto delle 19 strutture private più in difficoltà 26 erano gli operatori sanitari inseriti nelle equipe di sostegno 10 giorni fa, adesso ce ne risultano oltre 50. Ciò – prosegue Nerini – è il segno che in queste strutture anche il contagio fra il personale è aumentato”. “Per questa ragione – dice Nicola Burzio, segretario generale della Cisl-FP Firenze-Prato – continuiamo a chiedere di potenziare i dispositivi di protezione individuale: mascherine, guanti, visiere, cuffiette copricapo, sono alla base dei protocolli di sicurezza e purtroppo in molte Rsa i rifornimenti sono arrivati in ritardo ed ancora, cosa più grave, sono insufficienti”. “Bisogna rafforzare le procedure di sicurezza e intervenire in tutta la Regione, con tutte le energie possibili per garantire i dispositivi di protezioni necessari. Il pericolo è ancora altissimo – sottolinea Marco Bucci, segretario generale della Cisl-Fp Toscana – e sarebbe un errore imperdonabile abbassare la guardia. Sul modello delle Rsa toscane ci saranno poi tempo e sedi adeguate per parlare seriamente. Al di là dei messaggi spot o di qualche ricetta molto approssimativa su pubblico o privato, il problema vero sono le risorse che la Regione vorrà investire su questo mondo, ad oggi insufficienti, e i modelli organizzativi che si costruiscono con parametri adeguati di personale e figure professionali con le necessarie competenze formative e gestionali”.