Frutteti “biodiversi” un progetto dell’Università a Travalle

CALENZANO – Frutteti sperimentali che sa di tradizione e innovazione insieme. In un ettaro di terreno in zona urbana al parco di Travalle, è stato avviato un progetto di recupero di antichi sapori per lo sviluppo economico di un settore importante in agricoltura, quello della frutta. Ad avviare questo “laboratorio” a cielo aperto, è la […]

CALENZANO – Frutteti sperimentali che sa di tradizione e innovazione insieme. In un ettaro di terreno in zona urbana al parco di Travalle, è stato avviato un progetto di recupero di antichi sapori per lo sviluppo economico di un settore importante in agricoltura, quello della frutta. Ad avviare questo “laboratorio” a cielo aperto, è la collaborazione tra l’Università di Firenze, il Comune di Calenzano, due aziende locali (Azienda Semia e Azienda agricola Casamatta) e con il contributo di CR Firenze. “Il primo obiettivo di questo progetto – ha detto Valter Nencetti dell’Università di Firenze – è creare una realtà produttiva e dare un reddito al coltivatore diretto. La frutta è un prodotto molto ricercato nei mercati locali, ma molto spesso il prodotto arriva dalla grande distribuzione, ecco la nostra attenzione è stata puntata proprio sulla frutta, ma utilizzando un sistema che recupera metodi del passato come l’utilizzo della biodiversità anziché la monocoltura come fatto negli ultimi anni”.

Noce, nespolo, cotogno, giuggiole: sono alcune delle coltivazioni presenti nel frutteto di Travalle che ospita 600 piante di 13 specie differenti ciascuna con 4-5 varianti. “Un altro obiettivo è la salvaguardia della biodiversità – ha detto Nencetti – di recuperare specie antiche e di far in modo che quello che viene prodotto possa essere utilizzato immediatamente”. Nessuna lunga filiera, ma un prodotto a chilometro zero con il recupero di sapori dimenticati. “Abbiamo cercato – ha concluso Nencetti – di ricreare l’unica esperienza di coltivazione mista”.

Per adesso gli alberi da frutto piantati sono ancora piccoli, ma nel giro di 2-3 anni potranno dare i primi frutti che, secondo l’amministrazione comunale, potrebbero arrivare anche sulla tavola della mensa scolastica. “Devo ringraziare l’Università – ha detto l’assessore all’ambiente Irene Padovani – perchè avere sul territorio questo progetto è un grande volare aggiunto per Calenzano, ringrazio anche CR Firenze per avere sostenuto questo progetto sperimentale e aver scelto due aziende locali per portare avanti questo nuovo sistema di coltivazione, un’eccellenza per Calenzano. Ci auspichiamo che presto i cittadini possano acquistare questi prodotti e si possano raccogliere i frutti anche a fini educativi”.