SESTO FIORENTINO – In occasione delle Giornate delle oasi Wwf domenica 29 maggio si terrà una passeggiata nella più antica oasi della Piana fiorentina, nata dalla collaborazione fra Wwf e Università di Firenze nel 1996. Alle 10 presso l’Oasi Val di Rose, a sud del polo universitario di Sesto fiorentino, sono previsti i saluti e l’inizio della passeggiata alla presenza dell’assessore all’ambiente del Comune di Sesto Fiorentino Beatrice Corsi e della rettrice dell’Università di Firenze Alessandra Petrucci. Durante la mattina, volontari del Wwf terranno brevi lezioni “itineranti all’aperto” (alle 9.30, 10.30, 11.30) sulle tecniche di ripristino applicate nei diversi progetti che hanno interessato l’area dal 1996 a oggi. Nell’oasi, saranno inoltre presenti un punto di informazione e un piccolo stand (presso l’ingresso dell’area), oltre a punti di osservazione naturalistica, dove i volontari del Wwf mostreranno le specie di flora e fauna presenti, illustrando le caratteristiche del progetto. Info al 338-3994177. L’Oasi Val di Rose, di due ettari, racchiude un sistema di stagni realizzati per la protezione di popolazioni di anfibi minacciate da interventi di sviluppo urbanistico. L’opera nasce infatti come progetto di compensazione d’impatto, a seguito della grave situazione in cui si vennero a trovare a metà degli anni ’90 alcune popolazioni di anfibi nell’area dove era in costruzione il polo universitario. Con i lavori erano state infatti cancellate alcune zone dove stagionalmente si formavano acquitrini, fondamentali per la riproduzione degli anfibi.
La collaborazione fra l’Università e il Wwf ha portato negli anni alla realizzazione di interventi successivi, con la costituzione dell’Area Erpetologica Protetta di Val di Rose, entrata a far parte del Sistema Nazionale delle Oasi del Wwf Italia, e alla creazione di un bacino lacustre. Per questo ultimo risultato si scelse di trasformare i terreni posti a sud dell’area in una nuova cassa di espansione idraulica (necessaria per la tutela dal rischio idraulico del polo universitario), prevedendone al contempo il restauro dell’alveo come ambiente umido di interesse per l’avifauna migratrice. Il progetto fu eseguito nel 2013.