Giramondo. Inizia la missione in Togo (5)

Mery e Robero sono in Togo con l’associazione The Precious Hands che si occupa di attività sanitarie per solidarietà. TOGO – Finalmente arriva il primo di agosto: la missione vera e proprio può iniziare! Arriviamo alle 8 davanti alla scuola, il prato di fronte è già pieno di gente. Ci sorridono, ci dicono: ” Bonjour”, […]

Mery e Robero sono in Togo con l’associazione The Precious Hands che si occupa di attività sanitarie per solidarietà.

TOGO – Finalmente arriva il primo di agosto: la missione vera e proprio può iniziare!
Arriviamo alle 8 davanti alla scuola, il prato di fronte è già pieno di gente. Ci sorridono, ci dicono: ” Bonjour”, “Ndi nawo”, (che in Evé, la lingua che parla la tribù di Todomé, significa “Buongiorno a te”).
Stamani sono arrivate da Lomé anche due suore: Sœur Béatrice et Sœur Robertine, dell’ordine Notre Dame de l’Église du Togo.
Mi piace scrivere le parole che mi hanno lasciato, insieme al ricordo dei momenti, anche se di lavoro, vissuti insieme.
Sœur Béatrice: “Sono contenta che voi siete venuti per aiutare i miei compaesani e pure sono molto grata per venire dare in mano di traduzione oggi e domani. Vi trovo molto bravi, generosi nell’aiutare la gente di questo paese di Togo che si chiama Todomé”. Le parole non saranno scritte in un italiano perfetto, ma arrivano al cuore.
Invece le parole di Sœur Robertine sono scritte in francese: ” L’Association The Precious Hands est une merveille de l’amour. Au moment où le monde contemporain fait l’expérience de l’exclusion, de l’intolérance qui mène à la violence aveugle, TPH est une porte ouverte sur la solidarité, l’échange mutuelle et un don de soi gratuit pour donner le sourire à celui qui souffre”.
(L’associazione TPH è una meraviglia dell’amore. Nel momento in cui il mondo contemporaneo fa l’esperienza dell’esclusione, dell’intolleranza che porta alla violenza cieca, l’associazione è una porta aperta sulla solidarietà, lo scambio reciproco e un dono di sé gratuito per dare il sorriso alle persone che soffrono).
Il giorno dopo, come vola il tempo, le due sorelle ci lasciano e arrivano Elisabetta (la nostra Regina) e Mauro. Quindi ora siamo in sette, che potrebbe sembrare un numero basso, invece: ognuno di noi si dà un gran da fare, quindi, i risultati sono buoni. Stamani alle 5.30 ho sentito spazzare il piazzale davanti a noi. “Qualcuno ci sta aiutando” ho pensato dentro di me, dal materasso buttato per terra nella stanza che io e Roberto condividiamo con la nostra coppia di medici. Invece, quando mi alzo, alle sei, lo sorpresa è grande. A spazzare il piazzale è stato un bambino di otto anni: Joseph.
“Maria, c’est moi qui a tout balayé” (Maria, sono stato io a spazzare), mi dice orgoglioso del suo lavoro. Non posso non offrirgli la colazione ed è così che mi ritrovo in un villaggio sperduto di un piccolo stato africano, in un piazzale davanti a una casa di mattoni grigi senza nessun tipo di comodità a fare colazione con un bellissimo sgorbietto, che uccide gli insetti con le mani e con i piedi scalzi. Chi poteva immaginare un momento così…indimenticabile!
Queste esperienze , questi momenti, come dico spesso, ti rendono migliore e quando si diventa migliori per se stessi lo si diventa anche per gli altri.

Mery