LOME’ – Dopo 6 ore di volo, con uno scalo di 4 ore a Casablanca, arriviamo a Lomè capitale del Togo, piccolo paese del Corno d’Africa; incastonato fra Benin, Ghana e Burkina Faso. Dopo i soliti disbrighi, ad aiutarci c’è un ragazzo togolese contattato dal nostro presidente, il medico Edem Koffi, alla dogana ci fermano e vogliono controllare le mie 2 valige. Sono sospettosi, ci fanno domande, ma io spiego il perché della nostra visita al loro paese e il signore della dogana fino a quel momento serio e, lo ammetto, anche un po’ antipatico ci dice che possiamo passare con queste parole e accennando un sorriso:
“Ho dei parenti a Todomé. Sono felice che siate venuti a far loro del bene. Benvenuti in Togo”. Fuori ad attenderci ci sono i nostri amici Leo e Pascal, perché la nostra organizzazione lavora con persone del luogo e noto subito che, oltre a una stretta collaborazione, sono nate amicizie profonde.
E’ un piacere abbracciarli e sentirsi, seppur lontani, a casa. Una casa davvero particolare.
Sono le 4 di mattina, quindi, non potendo fare ancora nulla ci appoggiamo a casa della nostra cara Memé. Un riposino e alle 7, dopo una frugale colazione, iniziamo quelli che sono gli step di routine: cambiare i soldi, comprare la carta per il cellulare e fare la spesa. Poi dobbiamo affittare un pulmino che ci porterà, insieme a tutto quello che è diventato il nostro bagaglio, a Todomé, piccolo villaggio a 1 ora da Lomè. Destinazione della nostra missione.
Arriviamo che è quasi buio, ma l’emozione mia e di Roberto è lo stesso grande, anzi: indefinibile.
Ad accoglierci ci sono una moltitudine di bambini, che gridano i nomi di quelli che, fra di noi, hanno già partecipato alle precedenti missioni. Gli occhi brillano come fari nel buio…questa volta l’emozione è collettiva. A Todomé non ci sono comodità, si dorme per terra, il bagno è una buca nel terreno, ma la cosa non disturba nessuno di noi. Siamo qui solo per amore. Tutto il resto è una cornice di poco valore.
La mattina seguente la sveglia è naturale: il gallo che canta. Colazione e all’opera. I tre giorni che precedono l’inizio della missione vera e propria, ovvero: i nostri dottori potranno iniziare a visitare solo lunedì 1 di agosto, sono dedicati alla sistemazione della nostra casina e dei farmaci nei locali della scuola, offerti gentilmente dal capo villaggio. La prima cosa che dobbiamo fare è andare a fare visita proprio a lui: al “chef du village”. Ci deve dare il benvenuto, è d’obbligo. Tutto è molto piacevole. Meno formale di quanto credessi. Perché questo signore qui è considerato come un re, anzi qualcuno, riferendosi a lui, lo chiama “roi”. Faccio una cosa che non ho mai fatto in vita mia, ovvero: la traduttrice fra i nostri dottori (Gaetano Ricignolo e Emma Fortini) e il capo villaggio. Ci ringrazia per continuare la nostra missione nel suo villaggio e ci augura un buon lavoro, sottolineando che qui saremo sempre i benvenuti.
Mi scuso con gli amici che mi seguono, ma inviare foto è molto difficile! Ma la promessa è che appena potrò le immagini saranno indimenticabili…ve lo assicuro!
Mery Coscarelli
Nella foto di archivio: Mery in un altro viaggio