Gkn, il consiglio comunale dentro lo stabilimento non si farà. La delusione del Collettivo di fabbrica: “Firenze è d’accordo?”

CAMPI BISENZIO – Il consiglio comunale monotematico che avrebbe dovuto svolgersi lunedì prossimo a Campi Bisenzio all’interno della ex Gkn non si farà. O meglio, non si farà a Campi, resta ancora da vedere se ci sarà e si svolgerà a Firenze. E’ stato lo stesso Collettivo di fabbrica a ufficializzare la notizia sulla propria […]

CAMPI BISENZIO – Il consiglio comunale monotematico che avrebbe dovuto svolgersi lunedì prossimo a Campi Bisenzio all’interno della ex Gkn non si farà. O meglio, non si farà a Campi, resta ancora da vedere se ci sarà e si svolgerà a Firenze. E’ stato lo stesso Collettivo di fabbrica a ufficializzare la notizia sulla propria pagina Facebook: “Niente di nuovo, nessuna meraviglia. Era una verifica e verifica è stata. La decisione del consiglio comunale di non svolgere la seduta di lunedì in Gkn è l’ennesimo schiaffo a una mobilitazione sociale, a una lotta di popolo. Finora il consiglio comunale si è trincerato dietro al fatto di “non potere”, di non avere le competenze per intervenire. Ma decidere di riunirsi in Gkn, sfatando qualsiasi calunnia sullo stabilimento era perfettamente nelle corde del consiglio. Non è che non si può, quindi. Non si vuole”. Aggiungendo inoltre che “nel frattempo 272, su 320 circa, lavoratori hanno messo in mora Qf”.

“Fra l’altro, – aggiungono – in un momento in cui la Regione si dichiara pronta a fare scouting pubblico e a predisporre un sopralluogo degli uffici tecnici regionali e in cui, da quel che ci è dato sapere, non c’è un singolo livello istituzionale che dia credito a Borgomeo. L’assemblea permanente si svolge nella piena regolarità e le nostre attività sono coperte dall’articolo 11 dello Statuto dei lavoratori. Abbiamo anche offerto ai capigruppo del consiglio di fare un sopralluogo per poter osservare e concordare tutte le condizioni di svolgimento del consiglio comunale. Rimangono 300 famiglie ostaggio di manovre e manovrine. Ma come sempre voi sorridete, gli spari sopra sono per noi. Presto decideremo con l’assemblea dei lavoratori il da farsi. L’avevamo scritto: lo schiaffo da noi ricevuto era a tutto il territorio. Ed è il territorio a dover reagire. Noi possiamo solo porre il problema, non risolverlo da soli. Il consiglio comunale si appresta lunedì a una normale seduta, di parole che rimandano parole. Firenze è così? Firenze è d’accordo? O la nostra Firenze è ribelle e mai doma?”.

“Riconosciamo al presidente del consiglio comunale Luca Milani – dicono Dmitrij Palagi e Antonella Bundu, consiglieri comunali di Sinistra Progetto Comune – di essere rimasto per tutte le ore in cui è stata tenuta aperta la seduta tra lunedì e martedì. Lo precisiamo, prima di dire che riteniamo vergognoso quanto avvenuto oggi in conferenza capi gruppo. Le destre dimostrano da che parte stanno. Nella società, prima ancora che nelle decisioni politiche. Scelgono di alimentare il pregiudizio e la disinformazione, perché così è più facile raccontare che chi vuole solo lavorare non dovrebbe essere protagonista della nostra società, come dice la Costituzione, a cui pure tutte e tutti dovremmo tenere fede.
Non comprendiamo come anche stavolta la maggioranza di centrosinistra non abbia trovato la forza di imporsi. Quando c’è da quotare in borsa l’acqua (operazione multiutility), approvare una modifica di bilancio o prendere un’altra decisione legata ad altri tipi di interesse, si trovano sempre le soluzioni. Per il Collettivo di fabbrica si fa l’ennesimo passo indietro. Strumentalizzare la vita delle persone è davvero degradante. Esprimiamo la nostra solidarietà a chi impegna il proprio tempo e le proprie energie in questa vertenza. Chiediamo a tutta la cittadinanza di ricordarsi quanto sta avvenendo. Alla prossima delocalizzazione, al prossimo licenziamento in massa, alla prossima retorica sulla legalità, ci si ricordi di chi ha preferito il caldo del Salone dei Duecento alla presenza al fianco di chi difende una fabbrica del territorio. Valuteremo se partecipare alla seduta, perché non si può legittimare un meccanismo per cui le istituzioni mancano di rispetto a se stesse”.