Gkn, il “decalogo” del Collettivo di fabbrica dei lavoratori: “Fateci un favore, unitevi alla nostra lotta…”

CAMPI BISENZIO – “Permetteteci di puntualizzare alcune cose…”: inizia così, sulla loro pagina Facebook, il post scritto dal Collettivo di fabbrica dei lavoratori della Gkn. Lavoratori che da venerdì scorso stanno vivendo una situazione surreale dopo aver ricevuto, via e-mail, la notizia della chiusura del sito di Campi Bisenzio e, di conseguenza, il loro licenziamento. […]

CAMPI BISENZIO – “Permetteteci di puntualizzare alcune cose…”: inizia così, sulla loro pagina Facebook, il post scritto dal Collettivo di fabbrica dei lavoratori della Gkn. Lavoratori che da venerdì scorso stanno vivendo una situazione surreale dopo aver ricevuto, via e-mail, la notizia della chiusura del sito di Campi Bisenzio e, di conseguenza, il loro licenziamento. Una sorta di decalogo sul momento che stanno vivendo ma anche su quelle che potrebbero essere le iniziative da organizzare nei prossimi giorni. Noi ve lo proponiamo così come è stato scritto:

“1. I lavoratori Gkn non sono 422. Sono oltre 500 perché noi siamo tutti colleghi sotto lo stesso tetto: interni e ditte in appalto.

2. Siamo stati licenziati con una modalità atroce e con una violenza psicologica importante. Questo aiuta a farvi capire che abbiamo a che fare con persone senza scrupoli. Tuttavia chi si concentra solo sulla modalità con cui siamo stati licenziati, si concentra sulla forma e non sulla sostanza.

3. Chi parla di “caso specifico” Gkn si mette quasi sullo stesso piano di chi ci vuole chiudere. Ma soprattutto mette in pericolo tutti i lavoratori di questo paese. Perché nega implicitamente che siamo gli ultimi di una lunga serie e i primi di una ulteriore serie di chiusure e delocalizzazioni.

4. Se sfondano qua, sfondano da tutte le parti. Perché siamo una grossa azienda e siamo organizzati. Immaginatevi aziende piccole e meno organizzate.

5. Chi parla di indennizzi e di ammortizzatori si mette quasi sullo stesso piano di chi ci vuole chiudere. Noi siamo in fabbrica, questa è casa nostra, da qua non ce ne andiamo. Qualsiasi altra cosa che verrà, sarà il risultato della nostra disperazione economica, non di certo della lotta. Ma l’obiettivo della nostra lotta è solo e soltanto bloccare i licenziamenti. Qua e ovunque.

6. Il Mise venga qua a incontrarci. Le multinazionali delocalizzano, noi invece chiediamo di localizzare la trattativa. Sempre che il Mise abbia il coraggio di reggere lo sguardo di una comunità orgogliosa e non piegata.

7. La nostra vicenda si lega indissolubilmente a quella di FCA Stellantis. Cosa dobbiamo aspettare per una mobilitazione del settore?

8. A tutti coloro che ci portano solidarietà (circoli Arci, categorie sindacali, singoli lavoratori, eccetera) diciamo grazie, grazie, grazie. Non riusciamo a rispondervi, né a citarvi tutti senza fare torto a qualcuno. Sarà lunga. Non dimenticateci quando l’attenzione mediatica calerà.

9. Proprio per avere un canale di solidarietà più puntuale, nascerà una pagina di solidarietà alla vertenza. Avrete notizie a breve.

10 Sciopero generale e corteo nazionale: è quello che stiamo valutando. Avrete nostre notizie. Abbiamo le lacrime agli occhi, mille storie umane da raccontare ma oggi non è questo il punto. Non siamo i poveri operai che vanno a casa. Siamo dignità, orgoglio e resistenza. Fate un favore a voi stessi unendovi alla nostra lotta. Insorgiamo”.

Intanto, come scrive invece la Fiom Firenze, “dopo la prima assemblea coni lavoratori della giornata è arrivata la convocazione del tavolo al Ministero dello sviluppo economico. Giovedì alle 14 da remoto, ci sarà l’incontro. Chiederemo l’immediato ritiro dei licenziamenti e sia chiaro, non accetteremo scambi: il lavoro non è una merce”.