Gkn, muro dell’azienda: la rabbia dei sindacati. “Adesso serve un’azione istituzionale forte”

FIRENZE – Non arrivano buone notizie dal tavolo regionale di stamani fissato dal Ministero dello sviluppo economico per la fase amministrativa della procedura di licenziamento collettivo dei 422 lavoratori della Gkn. Ed esplode la rabbia dei sindacati. “Non ci arrendiamo e continueremo a portare avanti questa vertenza con l’unico scopo di salvaguardare il futuro di 500 […]

FIRENZE – Non arrivano buone notizie dal tavolo regionale di stamani fissato dal Ministero dello sviluppo economico per la fase amministrativa della procedura di licenziamento collettivo dei 422 lavoratori della Gkn. Ed esplode la rabbia dei sindacati. “Non ci arrendiamo e continueremo a portare avanti questa vertenza con l’unico scopo di salvaguardare il futuro di 500 persone e delle loro famiglie. Insieme alle istituzioni, da sempre al nostro fianco, continueremo a sostenere la tesi che quella fabbrica non deve chiudere”: a dirlo è la segretaria generale della Fim-Cisl Firenze- Prato, Flavia Capilli. “Come sindacati abbiamo ribadito la proposta fatta il 4 agosto, nell’ultimo incontro al Mise – aggiunge Capilli – con la richiesta di ritirare i licenziamenti e aprire la Cigo di 13 settimane per crisi. Oggi, dopo 26 giorni, l’azienda ha ribadito invece di voler andare avanti con i licenziamenti e l’utilizzo di ammortizzatori diversi, che abbiano la specificità della cessazione di attività. Il Ministero del lavoro, insieme al Ministero dello sviluppo economico e alla Regione Toscana, a seguito di nostra richiesta, ha aggiornato il tavolo a breve. Ribadiamo la spregiudicatezza dell’azione di chi vuole togliere il lavoro a 500 persone dall’oggi al domani, senza volersi assumere quella responsabilità sociale che permetta di trovare soluzioni alternative per salvaguardare tutte le maestranze e l’attività di un intero territorio”.

“Nel corso dell’incontro di oggi – dicono Michele De Palma, segretario nazionale Fiom-Cgil e responsabile automotive, e Daniele Calosi, segretario generale Fiom-Cgil Firenze e Prato – abbiamo ribadito la richiesta di ritiro della procedura di licenziamento collettivo avviata dall’azienda e il conseguente utilizzo delle 13 settimane di cassa integrazione previste dall’avviso comune sottoscritto da Cgil, Cisl, Uil, dal Governo e dalle parti datoriali. Rispetto alle false indiscrezioni di stampa trapelate prima dell’incontro odierno e smentite da fonti governative, la Fiom ribadisce che non accetterà nessuna soluzione che ruota intorno alla cassa integrazione per cessazione di attività perché ci sono tutte le condizioni per la continuità produttiva e occupazionale. La trattativa non è ancora realmente partita perché l’azienda non ha tolto dal tavolo i licenziamenti come pregiudiziali a qualsiasi negoziato. Al fine di rimuovere le pregiudiziali e con l’obiettivo di riportare l’azienda al rispetto delle norme, accordi e avvisi comuni in un momento difficile per il nostro Paese, la Fiom ha presentato un articolo 28 per condotta antisindacale. E’ necessario aprire un confronto urgente e libero eliminando il ricatto occupazionale. Chiediamo alle istituzioni nazionali e territoriali di continuare nel sostegno della vertenza e nel supporto dei lavoratori chiedendo il ritiro della procedura a l’attivazione della cassa ordinaria. Il confronto amministrativo si è chiuso con la dichiarazione inviata dalla Fiom alle istituzioni e all’azienda e con l’impegno dei Ministeri competenti di riconvocare il tavolo in presenza per continuare il confronto”.

“La decisione della Direzione aziendale di Gkn di chiudere il sito di Firenze purtroppo non è cambiata. Solo una azione istituzionale forte può a questo punto dare una svolta alla vertenza”: queste invece le parole di Gianluca Ficco, segretario nazionale della Uilm, e Davide Materazzi, segretario della Uilm di Firenze. “La dichiarata disponibilità aziendale a fare ricorso alla cassa integrazione per chiusura per qualche mese – spiegano i sindacalisti della Uilm – attesta difatti che si persevera nella scellerata decisione di cessare l’attività, né il riferimento a possibili reidustrializzazioni ha alcun significato concreto, per la sua assoluta genericità e aleatorietà. Come sindacato non possiamo certo accontentarci di posticipare di pochi mesi i licenziamenti, piuttosto è nostro dovere provare a salvare i posti di lavoro. Sulla vertenza speriamo che possano influire due interventi istituzionali, che potenzialmente hanno una portata generale molto importante: innanzitutto l’annunciata legge che dovrebbe scoraggiare le chiusure aziendali, inoltre le politiche di settore per l’automotive anche esse più volte annunciate”.