Gli diagnosticano un tumore mentre è in vacanza: torna a casa, è positivo (ma asintomatico) e non può essere ricoverato in ospedale

PIANA FIORENTINA – Storie di “ordinaria” burocrazia, chiamiamola così, ai tempi del Covid. O, se volete, di perplessità, per usare un eufemismo, che dopo due anni di emergenza sanitaria lasciano sempre con l’amaro in bocca. Perplessità relative al caso di Giovanni (il nome è di fantasia ma la sua vicenda è assolutamente reale, come testimoniano […]

PIANA FIORENTINA – Storie di “ordinaria” burocrazia, chiamiamola così, ai tempi del Covid. O, se volete, di perplessità, per usare un eufemismo, che dopo due anni di emergenza sanitaria lasciano sempre con l’amaro in bocca. Perplessità relative al caso di Giovanni (il nome è di fantasia ma la sua vicenda è assolutamente reale, come testimoniano le e-mail inviate alla nostra redazione dal figlio e le successive telefonate che abbiamo avuto con lui), un caso che potrebbe riguardare ognuno di noi e sul quale andrebbe aperta una riflessione importante. Giovanni, infatti, ha denunciato la sua situazione ma probabilmente ce ne sono molte altre che purtroppo non emergono. Tutto è iniziato il 27 dicembre, quando Giovanni si era recato con la famiglia in Alto Adige, a San Candido, per passare qualche giorno di vacanza. Vacanza che purtroppo non si è mai fatta: un malore improvviso, il ricovero in ospedale, analisi ed esami, la diagnosi che purtroppo non è assolutamente buona: tumore a un polmone. Da qui la decisione di rientrare a casa – Giovanni vive in uno dei Comuni della Piana – dove, a fronte dell’efficienza e della rapidità altoatesina (argomento su cui si potrebbe scrivere un libro, ma questa è un’altra storia), ha dovuto scontrarsi con i muri di gomma della sanità regionale al punto che, a un mese esatto dalla sua breve permanenza in Alto Adige, come in un amaro “Monopoli”, è tornato al punto di partenza.

“Dopo l’efficienza dell’Alto Adige – racconta – mi sono dovuto purtroppo scontrare con la burocrazia della Toscana. Ero in lista presso l’Azienda ospedaliera di Careggi, a Firenze, per un ricovero di qualche giorno per effettuare un prelievo per la biopsia e un drenaggio al polmone, resosi necessario a causa del versamento pleurico che potrebbe riformarsi. E il ricovero era già fissato per il 27 gennaio. Inoltre, per il 2 febbraio avevo già prenotato una Tac presso l’ospedale di Santa Maria Nuova. Attendevamo i risultati di questi due esami per poter finalmente individuare la corretta terapia”. Per poter accedere al ricovero ospedaliero, come da prassi, gli è stato effettuato tampone molecolare dal quale è emersa la sua positività al Covid-19, asintomatico, e con tre dosi di vaccino.

E da qui inizia la commedia dell’assurdo: “In pratica, tutto è stato sospeso e rinviato a data da destinarsi, ricovero ed esami, nonostante l’urgenza e l’importanza della tempestività del caso specifico. Dopo due anni, si continua a gestire il Covid ancora come un’emergenza, anche per i vaccinati, quando ormai è sotto gli occhi di tutti che chi è vaccinato, soprattutto con 3 dosi, se è positivo lo è in maniera asintomatica o di leggero stato influenzale, escluse ovviamente altre patologie”. Non solo perché dall’ospedale, per poter accedere, hanno richiesto l’esito, negativo, di un tampone molecolare “mentre, quando ho telefonato al 1500 (il numero gratuito del Ministero della salute che è possibile chiamare per avere informazioni e assistenza sul Green Pass), mi è stato risposto che per loro, per riattivare la certificazione è sufficiente il risultato di un tampone antigenico e che nel caso mi sentissi di nuovo male, l’unica soluzione sarebbe quella di presentarsi al pronto soccorso dell’ospedale”. Tutto e il contrario di tutto.

Insomma, è passato un mese e Giovanni non può fare ancora niente per una situazione che, è inevitabile, lo preoccupa: sia per il futuro, per il tipo di terapia da intraprendere, sia per il presente, nel caso il versamento pleurico si dovesse ripresentare. E che altrettanto inevitabilmente lo fa vivere in uno stato di incertezza continua. “Io sono per il rispetto delle regole, ci mancherebbe, – conclude – ma che ancora non si sia trovata una soluzione a seconda dei casi e della gravità della positività, mi lascia alquanto perplesso”. Perplessità a cui abbiamo dato voce e alle quali non possiamo che associarci.