Gli ospiti del Parco della Piana. Ibis: dall’antico Egitto a Sesto Fiorentino

SESTO FIORENTINO – Tra gli ospiti del Parco della Piana ci sono anche gli ibis la cui storia risale all’antico Egitto. Ce lo racconta Simone Guidotti di Legambiente. “Nei geroglifici dell’antico Egitto, c’è un dio che viene rappresentato sotto forma di ibis sacro, uccello che volava sulle rive del Nilo. Era la raffigurazione del  dio della Luna, della sapienza, […]

SESTO FIORENTINO – Tra gli ospiti del Parco della Piana ci sono anche gli ibis la cui storia risale all’antico Egitto. Ce lo racconta Simone Guidotti di Legambiente.
“Nei geroglifici dell’antico Egitto, c’è un dio che viene rappresentato sotto forma di ibis sacro, uccello che volava sulle rive del Nilo. Era la raffigurazione del  dio della Luna, della sapienza, della scrittura, della  magia, della misura del tempo, della matematica e della geometria.
Ora si da il caso che questi uccelli, caratterizzati dal grosso e lungo becco ricurvo verso il basso, ad un certo punto abbiano deciso di spostarsi dalla valle del loro fiume sacro e spingersi verso nord, (o forse sono stati introdotti per qualche motivo a me sconosciuto) attraversando il Mediterraneo e finire a colonizzare alcune aree del nostro paese. Principalmente si erano “accasati” nelle pianure del nord caratterizzate dalle risaie, ma poi piano piano sono arrivati fino da noi e si sono stabilizzati nelle nostre aree umide.
Negli stagni della piana fiorentina sono piuttosto frequenti, sembra anche nidificanti, e, conseguentemente, anche nella piana sestese è sempre più facile poterli osservare. Si spostano quasi sempre in gruppo  (più o meno numeroso) per sostare negli stagni alla ricerca di prede; dai piccoli gamberi, a pesci di dimensioni veramente incredibili. Come sempre quando una specie nuova si insedia in ambiente, si creano sempre degli squilibri più o meno importanti; in alcuni casi i nostri “dei” si sono approfittati delle nidificazioni di aironi e altri uccelli predandone i nidi e acquisendo la fama di nocivi. Comunque sia loro ci sono e francamente vederli volare o sostare nei laghi fa sempre un certo piacevole effetto.
Insieme a loro, la famiglia degli ibis “nostrani” ha altri due rappresentanti. Uno è il mignattaio, sicuramente il più elegante dei tre, dai colori cangianti dal verde al ruggine a seconda di come viene colpito dalla luce.  Anche lui razzola sul fondo degli stagni con il suo lungo becco alla ricerca di prede  di dimensioni medie.
C’è poi il terzo rappresentante della famiglia, l’ibis eremita, decisamente il più “simpaticamente brutto”. Non è assolutamente tipico della piana, ma siccome un giorno di aprile di tre anni fa un individuo si è fermato nei nostri campi, mi piace accennare alla sua storia. E’ un uccello estinto in Italia e in Europa da un paio di secoli, ma oggetto di un interessante progetto di reintroduzione austriaco iniziato una ventina di anni fa e che vede coinvolta la Toscana come area di svernamento della piccola popolazione. Per i primi viaggi migratori gli uccelli avevano imparato a seguire un deltaplano a motore guidato dai naturalisti che li accudivano e che li portava con qualche sosta nell’area dell’oasi WWF di Orbetello. Col passare del tempo le generazioni successive ai primi individui hanno imparato (più o meno) la strada da fare ed in qualche modo ritornano in autunno in Maremma. Ma c’è sempre qualche animale che o sbaglia strada, o è curioso, o gli eventi atmosferici lo disturbano e che va a finire in altre zone o arriva a destinazione con qualche sosta in più. Il “nostro” sostò nei campi della zona addestramento del Capitano, proprio davanti al Parco della Piana; si rifocillò, si riposò e poi riprese il suo viaggio raggiungendo in maremma gli altri suoi consimili. Simone Guidotti”.
Le foto sono di Simone Guidotti gentilmente concesse per questo articolo