Gronchi (Confesercenti Toscana): “Con il “Black Friday” le nostre città rischiano di restare al buio per sempre”

FIRENZE – “Cosa è il sano principio della concorrenza, quello che rappresenta il quotidiano modo di operare delle nostre botteghe?” Se lo chiede la Confesercenti della nostra regione che, per voce del presidente Nico Gronchi, è intervenuta sul “Black Friday” e altre importanti tematiche legate al commercio. “Confrontarsi con gli altri, partendo dalla stessa linea […]

FIRENZE – “Cosa è il sano principio della concorrenza, quello che rappresenta il quotidiano modo di operare delle nostre botteghe?” Se lo chiede la Confesercenti della nostra regione che, per voce del presidente Nico Gronchi, è intervenuta sul “Black Friday” e altre importanti tematiche legate al commercio. “Confrontarsi con gli altri, partendo dalla stessa linea e godendo di pari opportunità. Ecco nel “Black Friday 2020” questo non è successo. Di fronte ad una situazione caratterizzata dalle chiusure forzate nelle regioni rosse e arancioni allo stop nel fine settimana imposto alle attività di gallerie e centri commerciali, sostenere il commercio avrebbe voluto dire rimandare il “Black Friday”….”.

“Purtroppo è mancato il coraggio di una parte delle associazioni che dovrebbero sostenere le imprese italiane ed una visione politica più ampia da parte del nostro Governo, – spiega Gronchi – la richiesta che come Confesercenti avevamo posto, come già sperimentato in Francia, era rimandare di almeno una settimana tale periodo permettendo così ad un numero maggiore di aziende di poter beneficiare di rilevanti quantità in termini di acquisto. La decisione di non decidere, invece, è ovviamente andata, di fatto, a favorire l’e-commerce dei grandi players internazionali”.

I numeri economici legati al “Black Friday” sono importanti: lo scorso anno ha voluto significare acquisti per circa 700 milioni e, contestualmente, negli ultimi anni la crescita dell’e-commerce in Italia è stata tumultuosa, passando dai 35 miliardi di euro del 2017 ai 65-70 stimati per il 2021. A fronte di tutto questo una tassazione leggerissima: le tasse pagate nel 2019 da Amazon sono state 11 milioni, Google 5,7 milioni, Facebook 2,3 milioni, Netflix 6.000. “Complessivamente – conclude il comunicato – si stima che l’ammontare complessivo delle tasse non pagate dai colossi del web, con meccanismi di elusione dal 2015 al 2020, sia circa di 50 miliardi. E anche in questo caso la Francia sta prendendo iniziative, nel vuoto dell’Unione Europea e dell’Italia”.