“Handicap principale”: in un libro l’amore per i cavalli ma anche per la vita

LASTRA A SIGNA – La passione per l’ippica e per i cavalli più in generale, la voglia di mettersi in gioco con la scrittura ma anche un occhio di riguardo per la disabilità, che fa parte della sua famiglia. Nasce dall’unione di questi elementi il primo romanzo di Nicola Adorni Fontana, originario di Livorno, lastrigiano […]

LASTRA A SIGNA – La passione per l’ippica e per i cavalli più in generale, la voglia di mettersi in gioco con la scrittura ma anche un occhio di riguardo per la disabilità, che fa parte della sua famiglia. Nasce dall’unione di questi elementi il primo romanzo di Nicola Adorni Fontana, originario di Livorno, lastrigiano di adozione, perito chimico presso la Eli Lilly. Un romanzo che non a caso unisce nel titolo, “Handicap principale”, la parola handicap, che non ha bisogno di troppe spiegazioni, e quella che è una delle gare dell’ippica, principale. Nicola vive a Ponte a Signa dal 1999 insieme alla propria famiglia e piano piano si è sempre più integrato nella comunità lastrigiana (è, per esempio, volontario presso Casa Don Lelio, struttura a cui andrà tutto il ricavato della vendita del libro). Ma non ha dimenticato quelle che sono le sue origini, il nonno della Garfagnana – da qui la sua grande passione per la montagna – ma soprattutto l’adolescenza a Livorno dove, in modo particolare nel periodo estivo, “l’ippodromo era una religione…”. Una “religione” da praticare insieme all’amico di scuola, Simone Vigoni, suo coetaneo (entrambi hanno 45 anni e sono stati compagni di banco all’Iti), nella città labronica ma anche a Pisa. “Giocavamo piccole somme, la nostra passione erano i cavalli”. Una passione unita a quella della scrittura, che ha visto Nicola cimentarsi in una serie di racconti fantasy, scritti una ventina di anni fa ma mai pubblicati. “L’idea di scrivere un romanzo c’è sempre stata e da qui è partita la stesura di “Handicap principale”, libro che è diventato realtà grazie ad Amazon”, oltre 400 pagine che raccontano una bella storia, fatta di disabilità e di umanità. Nicola, infatti, ha due sorelle, una delle quali, la più piccola, che ha 38 anni, è disabile. E il suo romanzo ha preso spunto proprio da un elemento decisivo in tal senso: “Il futuro, il dopo di noi, quando i nostri genitori non ci saranno più”, con tutte le questioni e le problematiche legate appunto a chi in famiglia vive una situazione del genere. Il libro racconta infatti la storia di una piccola scuderia, sull’orlo del fallimento, in cui si imbatte una coppia con un figlio adolescente, con sindrome di down. Ma fra i protagonisti ci sono anche un altro ragazzo, anche lui con sindrome di down, e un ex fantino, disabile in seguito a un incidente capitato durante una gara. E dall’intreccio delle loro storie nasce la trama del romanzo con un finale a sorpresa e che ovviamente non vi sveliamo. “Tempo fa – racconta – ho letto una frase secondo cui un uomo può dire di aver vissuto quando ha avuto un figlio, quando ha scritto un libro e quando ha piantato un albero”, da qui il ritorno alla Garfagnana, dove un albero l’ha piantato davvero, e alla montagna. Noi il libro vi consigliamo di leggerlo, per l’impegno di Nicola, per la storia che racconta ma anche per le sue finalità.